venerdì, Novembre 22, 2024
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Dopo il recupero, la struttura del Castel è stata inserita nella rete dei siti del Parco Alto Garda Bresciano

La limonaia come museo

Un successo previsto, ma non nei termini nei quali si è verificato. La limonaia del Castel, a Limone, recuperata pochi anni fa con destinazione museale, ha registrato nel corso del 2007 circa 60.000 visitatori che, al prezzo di un solo euro, sono entrati ed hanno potuto prendere visione di una delle colture più caratteristiche che il Garda ha tramandato fin dal Duecento.IN BASE a questa cifra, che migliora di un buon 35% il numero di ingressi del 2006, l’Amministrazione comunale di Limone, guidata da Franceschino Risatti, mette mano a nuovi interventi, utili a mettere il visitatore nelle condizioni di meglio interpretare i segni del lavoro del passato. Si procederà, a breve, al ripristino dell’irrigazione attraverso le fontane ed i canali storici scolpiti nella pietra, al miglioramento dell’illuminazione serale, all’allestimento di una mostra fotografica tematica su pannelli in vetro, oltre che alla messa a dimora di nuove essenze, che andranno ad affiancare quelle già piantumate.Spiega Joseph Fava, vicesindaco: «La struttura è stata inserita nella rete museale del Parco Alto Garda Bresciano, facendo assumere all’immobile un significato di tradizione e di cultura che si aggiunge ai valori di un tempo, quando queste serre costituivano una realtà importantissima per le opportunità di lavoro e quindi per l’economica locale».Infatti, se anche la pesca, l’olivicoltura e l’allevamento avevano una importanza, «fra il Seicento ed il Settecento iniziò sull’alto Garda la costruzione di limonaie nell’ultimo lembo di terra bresciana verso il Trentino, per proteggere le piante dai venti freddi, e permettendo di offrire un raccolto più abbondante e di sicura quantità e qualità».QUANTO ai visitatori della limonaia, chiedevano «di conoscere il motivo della presenza di tanti muraglioni, pilastri, caselli e travature in legno. Alle domande si rispondeva con spiegazioni storiche, ma anche svelando curiosità che inducevano stupore. Come il fatto che i terrazzamenti venivano realizzati con terra di riporto, che proveniva dalla sponda veronese via lago, terra quindi portata a spalle dalle donne attraverso le ripide ed anguste scale. Quando le piante raggiungevano la loro rigogliosità davano frutti che venivano esportati in tutta Europa».

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