domenica, Dicembre 22, 2024
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«La mosca olearia è stato un vero flagello per la produzione di quest'anno». L'allarme è stato lanciato al convegno con relativa mostra al Castello , organizzato dal Comune di Torri in occasione della quinta edizione della «Festa dell'oliva».

La mosca delle olive: un vero pericolo

«La mosca olearia è stato un vero flagello per la produzione di quest’anno». L’allarme è stato lanciato al convegno con relativa mostra al Castello , organizzato dal Comune di Torri in occasione della quinta edizione della «Festa dell’oliva», uno dei momenti sicuramente più importanti del settore nell’intero panorama provinciale. Ed infatti, di elevato livello erano pure i relatori che si sono alternati nelle esposizioni dei temi trattati. Oltre a Giorgio Bargioni, già direttore dell’Istituto di sperimentazione di Frutticoltura di Verona, erano presenti Sergio Spada, presidente dell’Associazione di piccoli produttori di olio, e il funzionario della direziono fitosanitaria della Regione Veneto Paolo Sancassani.E, proprio da parte di quest’ultimo, sono arrivate le pessime notizie sullo stato attuale della produzione olearia di quest’anno. «Il problema fondamentale per tutti i produttori, ha spiegato Sancassani, è stata davvero la mosca olearia. Il “dacus oleae”, per chiamarlo secondo la sua vera classificazione, ha quest’anno letteralmente devastato la produzione di olive, specie nel territorio da Torri del Benaco a Malcesine per la sponda veronese, per spingersi poi quasi fino a Riva del Garda. La produzione d’olio del basso lago, anche se molto più che negli anni precedenti, ne ha pure risentito, ma non ha raggiunto i livelli straordinari della parte più a nord».Il dirigente regionale ha quindi illustrato come «la soglia di pericolo per fa produzione sia già quella di cinque-sei insetti ritrovati su ogni “trappola” posta negli oliveti».Quest’anno, secondo i dati esposti, a Bardolino ad esempio i valori sarebbero stati di quarantacinque-cinquanta insetti per trappola durante i mesi estivi, quindi quasi dieci volte oltre la soglia di guardia. Per arrivare poi ai dati clamorosi di Castelletto, Brenzone e Malcesine con, rispettivamente, centosessanta, duecento e centotrenta insetti per trappola. «Insomma ,ha scherzato ma non troppo Sancassani, si può dire che quest’anno ci siano state più mosche che olive». Un dato che certamente ha compromesso la qualità e la quantità della produzione e le cui cause, secondo il funzionario, andrebbero ricercate nel clima umido e non eccessivamente caldo dell’ultima stagione estiva. Proprio le piogge del mese di luglio e il caldo, che non ha raggiunto temperature per molto al di sopra dei venticinque gradi, avrebbero favorito questo sviluppo massiccio di insetti.I rimedi purtroppo, possono essere solo di natura chimica. «Chi infatti ha sparso gli antiparassitari ,ha proseguito,- ha ricevuto meno danni, per una produzione che ha visto la mosca protagonista dell’ottantasei per cento dei terreni». Il problema però, secondo gli esperti, non è di facile soluzione e da anni, anche nei paesi dell’alto Garda, si sono organizzati convegni ed azioni per cercare vie d’uscita. «Purtroppo però le armi chimiche a disposizione sono abbastanza antiquate, ha concluso il funzionario, dato che la ricerca di insetticidi per le piante d’olivo non è considerata fonte di grossi guadagni per le aziende produttrici». Di conseguenza, a differenza che per le viticolture o altri generi di piante, le armi sono parzialmente efficaci e, soprattutto, non prive di inconvenienti quali i cattivi odori o la parziale tossicità dei prodotti, da spargere in zone ad altissima densità di strutture ricettive turistiche, quali ad esempio i campeggi e gli alberghi dell’alto lago.Nello stesso convegno poi, si è trovato spazio pure per trattare degli «Aspetti principali dell’olivicoltura moderna» e de «L olio D.O.P., denominazione di origine protetta. Partenza, certificazione e sviluppo futuro».

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