mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Nell'edicola di viale Rovereto andrà collocata una copia del gruppo

La Pietà di Rigino, capolavoro gotico

La Pietà custodita nel capitello di viale Rovereto, splendido esempio di scultura gotica, troverà la collocazione che merita nel museo civico della Rocca. L’operazione è resa possibile dalla disponibilità del proprietario, Maurizio Angelini, titolare dell’impresa edile arcense, che ha firmato ieri l’atto di concessione insieme al sindaco Malossini. L’edicola, realizzata intorno agli anni Venti, non rimarrà vuota. L’operazione concordata con Gianni Pellegrini, reggente del Museo, prevede il distacco della scultura appena possibile compatibilmente con il benestare ufficiale dei Beni culturali della provincia.La ditta Tomasi di Trento curerà il restauro dell’opera, destinata ad essere subito esposta al Buonconsiglio nella mostra dedicata al «Gotico nelle Alpi» fino ad ottobre. La stessa ditta curerà la realizzazione d’una copia, che tornerà nell’edicola che guarda su una delle vie di maggiore traffico e quindi maggiormente esposta ai danneggiamenti dei gas di scarico delle automobili. Per l’originale è pronta dal prossimo autunno una collocazione lungo il percorso archeologico del museo (che pare destinato ad arricchirsi, in tempi ormai brevi stando alle assicurazioni dell’assessore Marino, anche della vasca romana di piazzetta Craffonara, assente ormai da sei anni dal suo basamento). Alla Pietà di viale Rovereto ha dedicato uno studio Paola Salvi, pubblicato nel ’99 su Labyrintos, una rivista specializzata edita a Firenze. Secondio la studiosa l’opera risale al secondo decennio del ‘300, e va attribuita ad un Rigino di Enrico per una serie di analogie con altre sculture: una Pietà nella cappella degli Scrovegni di Padova (la stessa affrescata da Giotto), due Crocifissioni custodite a Castelvecchio a Verona, un’arca di Berardo Maggi a Brescia, l’architrave di sant’Anastasia ancora a Verona. La studiosa, sulla base d’un complicato calcolo di proporzioni dell’edicola, della posizione delle figure (accanto al Cristo morto, la Madonna e san Giovanni, e due angeli nella parte bassa che reggono un velo), dell’attenzione per i particolari anatomici e della persistenza di tracce d’una originaria policromia, conclude che si tratta di un’opera di altissima qualità, ben meritevole di tutte quelle attenzioni che finora non ha avuto (a parte qualche omaggio floreale e d’un lumino che rischiara meglio degli asettici lampioni stradali). Il distacco della struttrura architettonica a tempietto, nel quale sono collocate le figure, potrebbe consentire di scoprire ulteriori elementi sulle facce laterali e sul posteriore. Altro elemento caratteristico la presenza del sole e della luna che piangono la morte del Cristo, secondo un topos iconografico classico.

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