giovedì, Dicembre 26, 2024
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Maxi parcheggio addio le ex scuole finanziano l’atteso asilo di Rovizza

La «telenovela» delle elementari

Del progetto iniziale – secondo il quale con i soldi ricavati dalla vendita delle ex scuole elementari di Ansa dé Longobardi, si sarebbero dovute realizzare degli appartamenti per i residenti – non c’è più traccia. Come pure del parcheggio sotterraneo nel piazzale Porto. Il milione e mezzo di euro che oggi il Comune prevede di incassare dall’alienazione delle vecchie scuole, che hanno visto passare intere generazioni di sirmionesi, andranno reinvestiti nella costruzione di un’opera scolastica non meno importante per le future generazioni: il progettato asilo di Rovizza. «Sì, diciamo che abbiamo pensato a quell’investimento perchè il parcheggio sotto il piazzale del porto non è stato accantonato ma – dice il sindaco Maurizio Ferrari – non l’abbiamo inserito nel piano triennale delle opere pubbliche. Tutto qui». A determinare la chiusura della vicenda, che risale al 1985 – sempre che la telenovela delle ex scuole del centro storico sirmionese non ci riservi un’altra puntata – è stato l’assessore all’Urbanistica Pierluigi Bianchi, che negli ultimi tempi ha saputo imprimere un’accelerazione risultata alla fine decisiva. Perchè la pratica si era impantanata nelle secche della Soprintendenza ai Beni Architettonici della Lombardia, che ha impiegato oltre sei anni per decidere. Infatti, è del maggio 1996 il perfezionamento di una scrittura privata tra la società Geco di Milano, allora rappresentata dal suo amministratore unico Walter Lonati, e il sindaco di Sirmione, Mario Arduino, secondo la quale si era messo nero su bianco per gli adempimenti finali. Il prezzo venne fisato in 2 miliardi di lire in contanti, somma che sarebbe stata maggiorata in misura percentuale pari alla variazione Istat per il perido compreso tra il 31 dicembre 1992 e la data del rogito di compravendita dello stabile. A proposito: per ora l’acquirente unico è e resta la Geco. Nella scrittura privata, inoltre, restavano ferme le clausole nel primo rogito del notaio Olivares datato 18 febbraio 1985. Sindaco di allora era il socialista Giuseppe Stante, vicepresidente della Banca popolare di Milano, potente personaggio del mondo della finanza milanese che, nonostante fosse dichiaratamente comunista, era riuscito ad entrare nella «stanza dei bottoni» dell’alta finanza meneghina. Fu proprio lui a mettere in piedi la vendita delle ex scuole osteggiata però dall’opposizione (Dc, Psdi, Pli ed altri). Invece, dopo 17 anni, si può ben dire che Stante e la giunta di sinistra avevano visto giusto. Dove li avrebbe trovati mai i soldi il Comune per ristrutturare il vasto e cadente immobile? E poi per farci cosa, in una zona senza possibilità di accessi e di parcheggi? La Geco, attraverso l’impresa costruttrice Pessina di Milano, avrebbe offerto 1 miliardo e 400 milioni di lire, di cui 420 milioni in contanti e 980 milioni per costruire alloggi per i residenti, ovviamente sotto il controllo del Comune. Non se ne fece più nulla, anche perchè la giunta di sinistra cadde alle elezioni del maggio 1985. L’amministrazione Farioli non volle sentire ragioni. Poi, con la giunta Arduino si ricominciò a riannodare le fila, pareva quasi fatta e, invece, ecco la tegola della Soprintendenza. Nel frattempo, le ex scuole sono a rischio di crollo. A quando il primo colpo di ruspa? E il primo assegno nelle casse comunali?

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