domenica, Dicembre 22, 2024
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La commissione per la regolazione dei livelli decide ma non si sa chi usufruisce dell’acqua del Garda. È la misura limite fissata sopra lo zero idrometrico di Peschiera per evitare che si alzi troppo come è successo nell’autunno scorso

Lago, al massimo 90 centimetri

Si è riunita a Parma, nella sede dell’Autorità di bacino del fiume Po, la commissione per la regolazione dei livelli del lago di Garda. Nel gruppo di lavoro – composto da rappresentanti del ministero dei Lavori pubblici, dell’Autorità di bacino del fiume Adige, delle Regioni Lombardia e Veneto, della Provincia autonoma di Trento, delle Province di Verona, Brescia e Mantova e di un esponente per i Comuni rivieraschi veronesi e uno per quelli bresciani – anche il senatore Umberto Chincarini in qualità di rappresentante dei sindaci scaligeri. «Compito della commissione», scrive l’onorevole della Lega Nord e vice sindaco di Peschiera ai primi cittadini della Riviera degli Olivi «è quello d’individuare scenari e conseguenti possibili soluzioni di tipo tecnico, recuperando dati e informazioni di base relativi alle utilizzazioni irrigue in termini di concessioni, di superfici irrigabili e della sussistenza di eventuali sub concessioni». «I risultati sino ad oggi ottenuti sono però limitati», ammette il senatore che individua tra le cause del rilento dei lavori l’ingegnere Gaetano Quarta, capo del Nucleo operativo del Magistrato alle acque di Mantova. Dirigente fatto oggetto di mille critiche nell’autunno scorso durante la lagheggiata che ha messo in ginocchio più di un paese rivierasco e per il quale lo stesso onorevole aveva chiesto in marzo, in una interrogazione rivolta ai ministri di Grazia e giustizia, dell’Interno e dell’Ambiente, la rimozione dall’incarico. «Quarta nega l’evidenza, interviene a lungo e soffre per la presenza di persone che giudica incompetenti nelle riunioni della Commissione», alza il tiro Chincarini sbalordito per l’incapacità degli organi competenti di fornire un quadro chiaro e lineare delle varie concessioni. «E’ assurdo ma allo stato attuale dopo infinite discussioni abbiamo appurato che le uniche concessioni certe riguardano l’Enel e risalgono al 1933. Altro al momento non è dato conoscere». «In pratica», spiega l’onorevole della Casa delle Libertà «non si riesce ad avere una lista completa dei fruitori dell’acqua del Garda stante la presenza di una serie di sub concessioni di cui si è persa traccia». Una situazione paradossale che non può far meditare sulla gestione dell’intero sistema Garda interconnesso a l’Adige, il Po, i tre laghi di Mantova, il Sarca, impianti idroelettrici e l’idrovia Fissero Tartaro. Il tutto ancora al momento soggetto al controllo ed al parere di ben dieci enti diversi anche se le recenti disposizioni attuative della legge Bassanini hanno trasferito alla regione Lombardia e Veneto le competenze in materia di demanio idrico e di difesa del suolo. Tra tante incertezze la Commissione ha comunque fissato una regola temporanea: il livello massimo autunnale del più grande lago d’Italia non dovrà tassativamente superare i 90 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera. Un limite ufficiosamente già in vigore da tempo ma disatteso come dimostra la lagheggiata di fine duemila. La prossima riunione della Commissione, convocata per l’8 ottobre, dovrà invece indicare quanti metri cubi d’acqua in uscita dal Garda si dovranno garantire ai concessionari della provincia di Mantova per le effettive necessità d’irrigazione.

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