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L’antico Lugana, oggi da “gran priori”!

La coltura della vite è antichissima (a Bolca nelle prealpi Veronesi, fra i numerosi fossili rinvenuti e datati in 50 milioni di anni, dei quali i pesci sono in maggior copia, non mancano foglie di vite) ed è certo che nella Silva Lucana e nelle varie radure vi erano vigne sufficienti per rendere il frutto degno poi delle libagioni delle quali vi sono numerose testimonianze anche nella storia.

La leggenda di Carpio e di Saturno già vista era un baccanale proprio nella Silva Lucana, e quindi anche gli Dei bevevano il vino lì prodotto.

È altrettanto vero che ai tempi delle invasioni barbariche si è saputo di vendemmie brutali perché fatte con la spada; infatti così i guerrieri raccoglievano l’uva, e poi riempivano anfore abbondanti di vino e le facevano prendere la via del Reno, anche per invogliare coloro che erano rimasti in patria ed indurli a venire verso queste nostre terre. In altro modo il vino di allora prendeva anch’esso la strada della Germania!

Presso i Romani i vini bianchi erano denominati Retici, fin dal I° Secolo dopo Cristo, Marco Onorato Servio, grammatico latino del IV° secolo, nel suo Commento su Virgilio asserisce che Catone lodò il vino retico nel suo “de Agricoltura”. Anche Plinio ne ricordava la lode di Catone, e pure il grande Virgilio lasciava scritto del Retico secondo solo al Falerno.

Svetonio raccontando dei frequenti soggiorni di Giulio Cesare a Verona presso la Casa dei Valeri, (dei quali Gaio Valerio Catullo è il grande poeta) da notizie di un vino pregiato offerto in particolari occasioni.

Infatti del padre del poeta Catullo, si dice che offrì, per amicizia e per trarre favori a Giulio Cesare allora Governatore delle Gallie cisalpine e delle Venezie, dell’ottimo vino Retico prodotto nelle sue proprietà, che si sa erano proprio nel basso Garda con la Villa in Sirmione. Quel vino ebbe la qualifica di “Panacea Veronese” da Marziale in un suo distico:

Si non ignota est docti tibi terra Catulli,

Potasti testa Rhaetica vina mea.

Quindi quel Retico altro non era che Lugana!

L’esportazione verso Roma fu intensa attorno all’anno 500, quando Teodato (o Deodato) Re dei Goti, nipote di Teodorico di Verona, si faceva portare mille e mille anfore di vino per farne largo uso nelle feste e baccanali. Più tardi, molto più tardi Andrea Bacci di S.Elpidio a mare, medico del Papa Sisto V, nella sua “De Naturali historia vinorum” nel 1596 già scriveva di squisiti Trebulani ed il Lugana “vino regale”

Attorno al 1700, Ottavio Rossi dice che dalla “famosa valle di Lugana a dispetto della natura, si generano viti generose che abbondano di vino gagliardo e grosso s’è negro, ma gagliardo e soave s’è bianco e fatto con artifizio”. Le notizie scarseggiano nei tempi successivi, e bisogna arrivare al 1907 quando due membri della Cattedra Ambulante di Agricoltura: l’Ing. Giacomo Signori ed il Prof Moretti lanciarono una proposta per costituire una Cantina Sociale a Desenzano; proposta naufragata anche se la produzione aveva raggiunto anche paesi dell’estero.

Dopo la prima guerra mondiale la produzione diminuì anche se le valutazioni erano alte, si pensi che le uve in Lugana erano quotate 100 Lire al quintale, mentre altrove i vini erano attorno a 50/60 Lire.

Anche una campagna lanciata nel 1933 per questo vino ricercatissimo e ben pagato, non ebbe un grande effetto. I primi apprezzabili risultati di valorizzazione si ebbero nella Proprietà Tassinari (che divenne Ministro nell’epoca fascista) ed in quelle di Turlini, il Dott. Giacinto a San Francesco, poco dopo Rivoltella, come pure a Colombare di Sirmione nelle cantine Nodari. Un grosso impulso e commercio veniva però dalla Cantina Visconti sita nel centro di Desenzano, che acquistava le uve delle zona di Lugana e vinificava per le numerose osterie, trattorie di tutto il basso Garda.

Il resto è storia recente perché nel 1962 veniva costituito il Consorzio di Tutela e nel 1967 con l’assunzione di un disciplinare apposito veniva assegnata la qualifica di Vino a denominazione d’origine controllata, quella che più brevemente è detta D.O.C. La data storica è stata quella del 21 luglio 1967, e si deve alla competenza professionale, agli studi ed alla caparbietà del Dr. Michele Vescia (allora Direttore del Consorzio Vini Bresciani) il merito e la riconoscenza per il raggiungimento di tale traguardo.

Ma del Lugana ne hanno bevuto tutti, sia quelli della varie battaglie e scorrerie citate nelle pagine della Storia, hanno bevuto i briganti delle scorrerie, i Celti e i Barbari che vendemmiavano con le spade ed inviavano il vino nelle zone d’origine per invogliare i rimasti a trasferirsi, i Re e gli Imperatori di passaggio, quelli delle battaglie, qualche Papa e diversi Vescovi, i Romani, i Goti, gli Ostrogoti e i Longobardi ed in tempi moderati scrittori artisti, e personaggi illustri in transito oppure in visita al Lago.

Oggi ne bevono in pace i Gardesani, gli Europei, i Cinesi, gli Americani, e i Priori del Gran Priorato del Lugana!

Nota tratta dal Volume “Storia, fatti, leggende”

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