Se noi abbiamo delle visioni fedelissime di luoghi del Garda nell’Ottocento lo dobbiamo a un fotografo tedesco, Moritz Lotze.
Era nato in Baviera nel 1809 e si trasferì a Verona con uno studio al centro di via Nuova, ora Mazzini, nel 1852. Era veramente un pioniere e un antesignano dell’arte della fotografia. Oltre a essa, egli aveva notevoli cognizioni di pittura che emergono dalle composizioni fotografiche le quali sono spesso delle vere opere d’arte.
Nel 1856 gli fu affidata la documentazione dei lavori della ferrovia da Verona a Bolzano, che verrà completata nel 1858. La qualità del suo lavoro era tale che divenne in un certo modo il “fotografo ufficiale” dell’Impero, documentando in tale veste gli “stati di avanzamento” di tutti gli immani lavori che l’Impero austroungarico fece fare nel Veronese e a Peschiera, dopo le vicende della prima guerra d’indipendenza. Così oggi ci rimangono le immagini delle costruzioni delle fortificazioni del quadrilatero e anche quelle della ferrovia della Val Pusteria e della Udine-Tolmezzo e inoltre della ferrovia Pontebbana.
Per Peschiera (in foto: ponte sul Mincio), ad esempio, è documentata la costruzione di tutti i forti che hanno cambiato l’aspetto sia della riva, sia delle alture circostanti all’abitato. Ovviamente lo scopo principale di queste immagini, che al tempo dovevano essere segrete, era quello di garantire a Vienna che le opere eseguite fossero fatte a opera d’arte e secondo i dettami architettonici dell’epoca per le fortezze nonché secondo gli ordini superiori. Oltre a queste fotografie “ufficiali”, vi sono ritratti di personalità militari e civili dell’epoca, e anche ritratti di giovinette nobili locali e di loro familiari.
La conoscenza dei materiali necessari al suo lavoro, come le carte sensibili e gli acidi per lo sviluppo e il fissaggio, doveva essere stata anche molto notevole in quanto le stampe (spesso informato 18×24) hanno conservato fino ai nostri giorni una freschezza e una nitidezza notevolissima.
Così possiamo vedere, come se fossero di ieri, i soldati della guarnigione in divisa bianca; gli ufficiali di presidio nelle loro impeccabili divise con le sciabole, attorno al loro comandante, il feldmaresciallo Radezky con le sue decorazioni, i ridenti borghi della gardesana con le antiche ville che affondano i piedi nel lago; un vero “piccolo mondo antico” che scorre davanti ai nostri occhi e ci riporta in un periodo storico fra la prima e la seconda guerra d’indipendenza, in cui una pace apparente celava tuttavia una serie di preparativi bellici che esploderanno poi nella seconda guerra d’indipendenza sempre nell’area del Garda. Allora non ci sarà Lotze a riprendere fedelmente gli avvenimenti bellici, ma Giovanni Fattori che schizzerà sui fogli di carta i cavalieri, i cavalli, i caduti, i luoghi delle battaglie, che poi trasferirà nei suoi celeberrimi quadri,
Moritz Lotze ritornerà a Monaco di Baviera dove morirà nel 1890. I suoi lavori restano ancora fra noi, raccolti dall’archivio Alinari di Firenze, e sono oggetto di tanto in tanto di mostre che, oltre alla fedeltà documentaria delle fotografie, sono una grande messe di informazioni precise e inequivocabile circa la vita di guarnigione e non solo nel tardo Ottocento.
Crediamo che questo fedele reporter ante litteram del nostro territorio in un periodo cruciale della storia meriti in qualche modo un ricordo perenne della comunità gardesana e veronese.