Lungo la Statale 11 c’è un museo a cielo aperto. Due generazioni della famiglia Gambini, nella loro azienda di materiali ferrosi, hanno collezionato negli ultimi decenni anche ferrovecchio d’eccezione: macchine, motori, aerei. I pezzi da collezione sono in bella vista lungo la recinzione del deposito, che si affaccia appunto sulla strada. Tre aeroplani, cannoni, il motore di un dragamine, un trattore cingolato Pavesi P4 impiegato nella seconda guerra mondiale, un forno da pane datato 1934: sono solo alcuni dei pezzi che compongono questa rassegna inaspettata e curiosa. Molti automobilisti si fermano a scattare e, se il cancello è aperto, non sono in pochi a entrare e a chiedere informazioni sugli oggetti dell’esposizione. L’azienda commercia prodotti siderurgici; la sua prima sede è stata nell’entroterra di Cavalcaselle, su quel colle di San Lorenzo che ogni anno ospita l’antica fiera e le sue migliaia di visitatori. «Si lavorava con i bottoni delle divise militari: donne e uomini dividevano la parte in ferro da quella in ottone, di maggior valore», ricorda Gabriele Gambini, figlio di Marino che conduceva allora l’azienda con i fratelli Giovanni e Nello. Negli anni Cinquanta la Gambini arriva sulla Statale. Dei tre fratelli è proprio Marino a dare il via a quella collezione che ancora oggi viene portata avanti dallo stesso Gabriele e dal cugino Stefano. «L’azienda ha sempre lavorato con grossi appalti delle amminmistrazioni militari; i pezzi vengono quasi tutti da questi canali», spiega Gambini, «puntualmente consegnati con i rispettivi verbali di demilitarizzazione, a conferma e garanzia che si tratta di macchine e armi inefficienti». A far la parte del leone, tra i pezzi esposti, sono sicuramente i tre aerei; si tratta di un Fiat G91, aviogetto italiano usato come cacciabombardiere fino agli anni Ottanta, che arriva da Amendola (Foggia), un Aermacchi biposto, nato originariamente come idrovolante e trasformato in aereo civile, e un caccia Lockheed F104 Starfighter, ribattezzato dai piloti «fabbrica di vedove» per i tanti incidenti: uno si schiantò in decollo anche a Villafranca. Ma il pezzo in assoluto più raro della collezione, tanto da essere comperato per finire in un museo in Germania, è stato un motore di U-Boot, i sommergibili tedeschi che nella seconda guerra mondiale furono il maggior pericolo per gli Alleati (parola di Winston Churchill). Il motore diesel, un Man da 1200 cavalli, in origine era montato sul sommergibile U-48 e serviva a farlo navigare in superficie (in immersione, entrava in funzione un motore elettrico, sino all’invenzione dello snorkel, un tubo telescopico che prendeva aria dalla superficie). Alla fine della guerra, il potente motore fu smontato e riutilizzato come gruppo elettrogeno nei cantieri navali di Muggia (Trieste). Fu lì che lo prelevò Gambini, per portarselo a a Cavalcaselle, dove però è rimasto solo pochi mesi; un intenditore l’ha scoperto e segnalato all’Autotechnik Museum di Sinsheim, in Germania, che lo ha subito acquistato e ora lo espone tra le sue rarità. Nella storia di questa originale «galleria» non è stata questa la prima volta che appassionati del settore, passando da queste parti, si siano fermati e abbiano acquistato pezzi esposti. Così come succede ancora oggi che in azienda arrivino fax e segnalazioni su macchine di vario genere. «Il mondo del collezionismo è così», continua Gambini. «Quando si entra nel circuito degli addetti ai lavori gli scambi di informazioni sono agevolati. Al momento, però, non prevedo altri acquisti». Tanto Cavalcaselle è già famosa come «il posto dove ci sono gli aerei sulla strada».
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A Cavalcaselle la famiglia Gambini, grazie al commercio in prodotti siderurgici, ha creato un museo militare. Lungo la strada jet d’annata e anche il motore di un U-Boot