Toscolano Maderno sta facendo un altro passo avanti nel percorso di conservazione e valorizzazione delle tele di Andrea Celesti conservate nella chiesa dei santi Pietro e Paolo. Parliamo del restauro dell’imponente telero (5 metri per 8,5) che raffigura «La strage degli innocenti», affidato dal maggio scorso alle attente cure di Gian Maria Casella.L’intervento è stato presentato ieri nello studio bresciano del restauratore dal sindaco Paolo Elena, che lo ha fortemente voluto e che ha impegnato l’amministrazione comunale nel cospicuo finanziamento dell’opera.Il lavoro, eseguito sotto il controllo della dottoressa Rita Dugoni della Sovrintendenza, ha comportato il fissaggio completo del colore, la pulitura (eseguita senza l’impiego di prodotti chimici), la sistemazione del telaio e delle preziose cornici dorate. E sta restituendo uno dei capolavori del Celesti. Un’opera che lo sporco e la polvere avevano reso di difficile lettura. «La strage degli innocenti» è certamente uno dei più significativi dipinti del maestro veneto. E anche per questo è meritorio l’intervento del Comune.Il Celesti si era trasferito intorno al 1688 sul Garda, dove aveva buoni amici e dove prese anche moglie. Nelle diverse località della riviera bresciana ha lasciato numerose testimonianze della sua arte. In particolare, grazie alla protezione di Scipione Delai, è intervenuto a più riprese nella parrocchiale di Toscolano, che può essere considerata il «monumento sommo» della sua pittura.Qui, subito dopo il suo arrivo, realizzò i grandi teleri dell’abside, restaurati da Casella negli anni scorsi, e in un secondo tempo, all’inizio del XVIII secolo, portò a compimento l’immenso ciclo toscolanese proprio con «La strage degli innocenti», che fu commissionata nel 1700 dal Comune, con i dieci episodi delle «Storie della vita di Cristo» nei sovrarchi della navata centrale e, nel 1709, in collaborazione con Lodovico Bracchi, con gli affreschi della volta absidale.Il dipinto affidato al restauro è un’opera intensamente drammatica, in cui Celesti, nell’ultima fase della sua attività, mette in mostra ancora una volta un fare grande che si riallaccia alla tradizione cinquecentesca di Tintoretto e di Paolo Veronese. L’artista dipinge con pennellate «rapide» un soggetto drammatico e ricco di dinamismo, che aveva già affrontato in una tela conservata a Venezia, nella chiesa di Santa Maria dei Frari, e in tele che sono oggi in diversi musei d’Europa.
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Grazie al Comune. Il restauro dell’imponente tela «La strage degli innocenti»