Le sinergie aeroportuali con lo scalo di Villafranca hanno reso consueto ai veronesi il nome della cittadina bresciana di Montichiari. Stavolta non ne parliamo per faccende di voli, bensì per un’iniziativa destinata a suscitare scalpore nel mondo della ristorazione. C’è un locale di Montichiari, Corte Francesco, che ha ripensato la propria maniera di proporre il vino. Basta coi ricarichi alti: il prezzo della bottiglia è quello d’acquisto da parte del ristorante, maggiorato di una quota fissa di cinque euro. La maggiorazione è la stessa per il vino da pochi soldi e per l’etichetta prestigiosa. Voi prendete la carta dei vini, guardate il prezzo e calcolate che troverete in conto cinque euro in più. Un’idea che si rifà a una consuetudine degli Stati Uniti o del Regno Unito: quella del «diritto di tappo». A Londra, a New York il cliente può andare al ristorante con la bottiglia di vino portata da casa. Per farsela stappare e servire si paga un diritto fisso: dai cinque ai dieci dollari, in genere. In tempi in cui il consumo di vino nei ristoranti sta calando drasticamente, potrebbe essere un’idea vincente.Certo, per disporre d’una lista di più di 400 vini, Corte Francesco non si può approvvigionare direttamente dalle cantine, e dunque acquista da enoteche, con conseguente ricarico. Ma nella stragrande maggioranza dei casi al cliente conviene. E poi in lista, cercando con attenzione, si possono trovare dei gioiellini che da soli giustificano il viaggio. Per esempio il Capitel Foscarino ’97 di Anselmi a 10,50 più 5, il Batàr ’92 di Querciabella a 20 più 5 il Faye 2000 di Pojer e Sandri a 20 più 5, il Faro ’98 di Palari a 25,50 più 5. Tutti da comprare senza esitazione.E la cucina? Buona, davvero. Non preoccupatevi se vedete il parcheggio strapieno: a pian terreno ci sono due sale da banchetti, ma il ristorante, una piccola bomboniera, è al piano di sopra. Lo chef, Stefano Accorsini, è un giovane di talento. Disponibilissimi, di una cortesia d’altri tempi, Manuel Ravelli e Roberto Piccinelli, responsabili di sala.
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Le sinergie aeroportuali con lo scalo di Villafranca hanno reso consueto ai veronesi il nome della cittadina bresciana di Montichiari
L’idea: Il vino? A prezzo di costo
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