Riva e Limone: così vicine, così lontane. Affermazione certo poco originale, soprattutto in questo periodo, ma questa volta non parleremo dei problemi degli operatori turistici né di quelli dei pendolari o degli studenti. Oggi scriviamo di due neonati. Due bimbi di pochi giorni che si sono dovuti confrontare con i disagi causati dalla friabilità della Rocchetta ancora prima di venire alla luce: Matteo Risatti e Rossella Vela, primi limonesi a nascere nel 2001 e, insieme alle mamme, “prigionieri” di Riva.Storie d’altri tempi, le loro, di quando ci si muoveva con i carri e non si parlava certo di Internet e villaggio globale.Il primo a nascere è stato Matteo Risatti: alle 1.58 di venerdì mattina i suoi strilli hanno riempito la sala parto dell’ospedale di Riva e, conoscendo la sua storia, si potrebbe pensare che fossero urla di protesta. Il bambinone (3,960 kg), infatti, è stato chiamato al mondo con qualche giorno d’anticipo rispetto ai programmi. «È stato un parto indotto – spiega la sua mamma, Francesca Tosi, 32 anni di Limone – perché il suo arrivo era previsto alla fine di questo mese. Vista la situazione e la difficoltà dei collegamenti, però, i medici rivani hanno preferito procedere con il parto in anticipo, poche ore dopo essermi presentata in ospedale con le contrazioni. In questi giorni a Riva, proprio quando avrei voluto accanto mio marito Marco e i miei famigliari, sono rimasta praticamente da sola: lavorano tutti e potevano raggiungermi solo la sera, con il battello». Ma le preoccupazioni non cesseranno nemmeno una volta che Francesca sarà tornata a casa con il suo paffuto secondogenito Matteo. «Proprio così – spiega – fra qualche giorno tornerò a casa, ma i problemi non saranno certo risolti. Mi chiedo cosa potrebbe accadere se, all’improvviso, ancor peggio se di notte, il piccolo dovesse avere bisogno di cure. A Limone siamo isolati! Forse è meglio non pensarci…»Storia ancor più toccante quella di Carla Bettanini, trentenne mamma di Rossella. «Non vedo l’ora di tornare a Limone – sbotta – perché non ce la faccio davvero più». Esagerata? No: Carla è a Riva dal 12 dicembre scorso, quando si è presentata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia con le contrazioni. «I medici hanno deciso di trattenermi per fare degli esami e sono rimasta qui fino al 31 dicembre. La bambina, però, poteva arrivare da un momento all’altro e, quindi, per precauzione, io e mio marito Vincenzo abbiamo deciso d’affittare un appartamento a Riva. Lui, vigile a Tignale, saliva la sera e ripartiva la mattina presto per raggiungere il lavoro mentre io rimanevo qui». Da sola e con una nostalgia terribile. «Terribile davvero – rivela Carla – tanto che, nei giorni in cui sono rimasta fuori dal reparto, andavo in piazza Catena a vedere i miei compaesani che scendevano dal traghetto o salpavano in direzione Limone. Con il groppo in gola, ovvio. Poi, venivo a trovare le mie amiche qui, in ospedale, dove si respira un’aria famigliare e il personale medico e paramedico è semplicemente fantastico». Lunedì 15, però, non ce l’ho fatta più a resistere e ho preso il battello per Limone: andata e ritorno veloce, ma salutare». Poi, Carla è tornata in ospedale e sabato mattina, alle 9.44, è arrivata Rossella (primogenita, 2,777 kg) che, immaginiamo, abbia gran voglia di vedere casa sua. Proprio come la mamma. «È stato davvero brutto – racconta – perché le altre donne erano sempre circondate dai parenti mentre io…» La commozione assale Carla: sono state settimane tristi, queste, anche se l’arrivo di Rossella ha cancellato in un attimo la nostalgia, le difficoltà, le sofferenze e le spese (poco romantiche, ma ci sono state anche quelle e notevoli). Restano, invece, nel loro agghiacciante anacronismo, le storie di queste due mamme d’altri tempi”. Riva del Garda, addì 23 gennaio dell’anno del Signore 2001.
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Storia di Matteo e Rossella: primi limonesi del 2001, prigionieri a due passi da casa
L’impresa: venire al mondo in barba alla frana
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