domenica, Febbraio 23, 2025
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Il direttore del «Gabriele D’Annunzio» conferma i risultati dello studio Irer: diventeremo l’altra Malpensa del Nord Italia

«Lo scalo di Montichiari è pronto a decollare»

«Lo scalo di Montichiari è pronto a decollare»Il direttore del «Gabriele D’Annunzio» conferma i risultati dello studio Irer: diventeremo l’altra Malpensa del Nord ItaliaDAL NOSTRO INVIATO MONTICHIARI (Brescia) – «Brescia caput mundi»: entrando nell’aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari, a sette chilometri dall’uscita dall’autostrada A4, ci si imbatte in un cartello che invita i passeggeri a visitare le bellezze artistiche della città ma che, al tempo stesso, chiarisce come gli abitanti di Brescia vedono il mondo. C’è fermento tra gli addetti dello scalo dopo la notizia che lo studio dell’Irer sul sistema aeroportuale lombardo, commissionato dal Pirellone, ha eletto il D’Annunzio secondo hub del Nord Italia. «Siamo pronti – spiega Antonio Realdi, direttore operativo dell’aeroporto -: oggi transitano circa mille passeggeri al giorno con 12 voli, ma sappiamo già come svilupparci. Non ci spaventa raggiungere i due milioni di viaggiatori l’anno». Arrivando all’aeroporto bresciano una cosa salta subito agli occhi: è circondato da campi(o, se si vuole, è immerso nel verde); i paesi più vicini sono Montichiari e Castenedolo, entrambi a sette chilometri di distanza. «Questo vuole dire – continua Realdi – che gli spazi per crescere non mancano. Parallela alla pista di 3.200 metri, c’è una corsia di rullaggio altrettanto lunga e larga 45 metri: potrebbe diventare la seconda pista». Dentro lo scalo ci sono le aree arrivi, partenze, uno sportello bancario, un tabaccaio, un bar: tutto semplice, efficiente e, soprattutto, nuovo (è stato inaugurato nel marzo del ’99, dopo sette mesi di lavori e un investimento di 44 miliardi di lire). «Qui – prosegue Realdi mostrando una stampa che raffigura velivoli dall’aria pionieristica – gli aerei hanno iniziato a decollare nel 1909; nel ’40 i tedeschi hanno collegato questa pista con quella di Ghedi, a tre chilometri di distanza, creando un comprensorio aeroportuale. Dopo la guerra, l’area è rimasta in mano ai militari, fino al ’98 quando è passata al ministero dell’Industria che l’ha data in concessione alla società Catullo. Oggi questa società gestisce lo scalo di Montichiari e quello di Verona». Il D’Annunzio dà lavoro a circa cento persone. Ogni giorno atterranno e partono sei voli per Roma e due collegamenti con Londra. Poi, settimanalmente, oltre ai charter, arrivano due o tre voli da Minsk, in Bielorussia: portano bimbi con malattie causate dalla fuga radioattiva di Chernobyl e per circa un mese, restano ospiti di famiglie lombarde. «Lo studio dell’Irer – racconta Giuseppe Nuvolari, direttore generale della Catullo – conferma quanto abbiamo previsto anni fa: Montichiari serve quattro province e ha le potenzialità per diventare il secondo hub del nord Italia». Sullo sviluppo dello scalo bresciano pesa il piccolo giallo della concessione d’uso data dal ministero dei Trasporti alla Catullo: come per altri aeroporti italiani, anche per il D’Annunzio scade a fine anno e, al momento, sembra che gli attuali gestori veronesi abbiano ricevuto solo assicurazioni verbali. «Un’anomalia italiana – conclude Nuvolari – è chiaro che di fronte all’investimento effettuato, ci aspettiamo che ci venga data la possibilità di farlo rendere». «Speriamo che cresca – afferma Amalia Ferrari proprietaria del negozio di tabacchi e giornali all’interno dello scalo – noi ci siamo già attrezzati per aumentare il carico di lavoro, adesso lo aspettiamo». Martino Spadari

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