Tempo addietro il prof. Edoardo Campostrini mi ha consegnato una grande busta contenente un foglio di protocollo ingiallito, come quelli usati anni fa per i compiti in classe. Sulla prima facciata stava scritto in matita: Allmers Hermann. All’interno del foglio si trovava una decina di pagine fotocopiate, pinzettate.
La prima facciata riportava il titolo di un libro: Dichtungen [Poesie]. La lettera iniziale D era decorata con fiori, foglie, bacche e un’ape svolazzante. Ne era autore Hermann Allmers. Si trattava della quinta edizione di queste poesie e l’anno di pubblicazione era il 1905. L’esemplare era stato pubblicato a Oldenburg e Leipzig. Tutti questi elementi hanno attratto la mia curiosità.
Sfoglio la piccola raccolta e scopro una lirica intitolata Fahrt auf dem Gardasee (Viaggio sul lago di Garda). A questo punto il coinvolgimento va aumentando sensibilmente. Cerco dunque notizie su di lui e scopro sull’Enciclopedia Treccani che Hermann Allmers è nato nel 1821 a Rechtenfleth. Ulteriori ricerche indicano che il suo paese natale è una frazione di Hagen nella Bassa Sassonia. Il borgo, distante da Brema 24 miglia, è situato sulla sponda orientale del fiume Weser tra Brema e Bremerhaven. Siamo dunque nel nord della Germania, di cui, a differenza di Monaco di Baviera, di Berlino, della Romantische Strasse, conosciamo poco. Brema, forse, è legata nella memoria collettiva alla fiaba dei fratelli Grimm I musicanti di Brema. Qui si racconta di quattro animali (asino, cane, gatto, galletto) che, stanchi del lavoro nella fattoria, cercano di raggiungere la grande città per diventare musicisti. Di Bremerhaven ci è noto che è il porto di Brema sulla foce del Weser e che da qui partirono molti emigranti europei in fuga dalla miseria, alla ricerca di soluzioni di vita migliori nelle Americhe. Tra le due città, Brema e Bremerhaven, si trova dunque Rechtenfleth, il paesino sul Weser che ha dato i natali a Hermann Allmers.
Figlio di genitori benestanti, il piccolo Hermann, data la problematica situazione scolastica del tempo, poté avvalersi in casa di precettori. Grazie all’istruzione ricevuta e alla bellezza del paesaggio circostante, il piccolo si dimostrò interessato alle scienze naturali, alla botanica, ma anche ai testi classici, alla storia in generale e a quella della sua terra in particolare. Cresciuto dunque in seno alla famiglia e guidato da bravi insegnanti, Hermann avvertì ad un certo punto il bisogno di spingere lo sguardo fuori dal suo ambiente e il padre gli concesse di viaggiare per l’Europa.
Durante questi suoi viaggi egli ebbe modo di fare la conoscenza di importanti personalità, come il pedagogista e patriota tedesco F. L. Jahn, il geografo Carl Ritter, lo storico F. T. Kugler. Dalla loro frequentazione trasse stimoli per continuare ad approfondire i suoi interessi per le scienze e per l’arte. Su questi suoi spostamenti egli scrisse relazioni o poesie, che spesso comparivano sui giornali locali. Quando raggiunse l’Italia, ne rimase incantato e, quasi senza rendersene conto, si mise a scrivere dei versi ricordando quanto visto.
Oberitalien (Italia settentrionale)
Le Alpi là e là gli Euganei; /// là Adige e Po con orlo inverdito bene;
lagune là e schiuma d’onde marine, /// in magica bellezza là i laghi turchini.
E guarda come attorno stanno d’oro i seminati, /// nel mentre sopra da tronco a tronco
s’inarca la vite. Oh dimmi: hai tu in sogno /// veduto già una terra sì tanto benedetta?
Beato popolo, cui toccò simile terra! /// Quanto tempo in catene straniere sei stata,
come splendida sei tu di nuovo risorta!
Contento grido a te il mio saluto e un evviva! /// Fiero chiamo questo paese di nuovo tuo; /// ma che tu ne sei degno, mostrar lo vuoi.
La poesia sul Nord Italia è una dichiarazione esplicita delle passioni del giovane poeta: natura e storia.
A far maturare la passione di Hermann Allmers (1821-1902) nei riguardi della natura furono decisivi non solo i paesaggi del paese natale in riva al Weser, ma anche quelli veduti durante i suoi viaggi, di cui colse l’aspetto pittoresco e quello storico, gli scenari naturali, il genere di vegetazione e le tradizioni popolari della regione.
Negli anni ’40 Hermann Allmers cominciò a operare nell’ambito dell’istruzione popolare, fondando una compagnia corale e una biblioteca.
Nel 1849 il padre di Hermann si spense, lasciando in eredità una vastissima tenuta al figlio unico, che ne assunse la direzione, seguendo personalmente il lavoro dei campi. Non smise tuttavia di viaggiare.
Fu più volte sulle Alpi nel 1856 e mise a frutto le sue conoscenze e i suoi studi in ambito naturalistico tanto da pubblicare nel 1858 Marschenbuch. Land- und Volksbilder aus den Marschen der Weser und Elbe (Libro di corsi d’acqua. Immagini di paesaggi e di gente, dei corsi del Weser e dell’Elba). Una raccolta di ballate e descrizioni di paesaggi della Germania del Nord, piacevole per la sua vivacità agreste.
Sempre nel 1858 Allmers intraprese il suo viaggio più importante, e anche più lungo, in Italia, dove rimase quindici mesi. Qui i richiami della natura, della storia e dell’arte non potevano non ammaliarlo. Quando, per esempio, sostò a Verona, fu colpito in primo luogo dall’anfiteatro romano situato nel centro storico. Era stato costruito con blocchi di marmo ben squadrati nel I secolo d.C. Dai suoi gradini più elevati, alzati gli occhi, Hermann vide la città incorniciata in lontananza dalle Alpi, troneggianti alle spalle del Castello di Teodorico, re dei Goti. Così almeno tratteggia la città in una lirica.
Verona
Prodotta da possenti riquadri, rossi, // s’eleva dell’anfiteatro la vecchia struttura; // dall’alto tu vedi lontano l’azzurro dell’Alpi // e là il castello del goto Teodorico.
Chiese molto vecchie e la tomba dei morti // Scaligeri, che qui brutali e scaltri //
e d’animo violento, bellicosi, sfrenati e rudi // il loro scettro agitarono, spietati tiranni.
In un giardino mormoravano però sommessi // gli alti cipressi, color verde scuro //
e canticchiavano una dolce aria d’altri tempi.
Risuona così dolce ma anche così tetro, // è un timbro che non scordi più, – //
il canto d’amore di Romeo e Giulietta.
Allmers percorse l’Italia in lungo e in largo. Fu a Venezia, da lui descritta col venticello che la sfiora piano piano, mentre le onde sussurrano ai suoi palazzi per tutto il giorno tristi nenie. Ma quando la campana suona al vespro e la notte scende sul mare con la luna, allora la città torna a essere come ai vecchi tempi, quando luci e musica inondavano piazza San Marco e il gondoliere intonava teneri canti.
Il poeta tedesco soggiornò anche a Ischia, dove rimase una settimana camminando per tutta l’isola in compagnia d’un amico. Visitò Napoli, scalò il Vesuvio, si recò a Capri, facendo esperienze diverse in mezzo alla natura. La sosta più lunga fu però a Roma, città alla quale dedicò il libro dal titolo Römische Schlendertage (Giornate in giro per Roma).
A Roma Hermann Allmers raccolse attorno a sé artisti di origine tedesca con i quali si incontrava in un caffè di Piazza Colonna. Le impressioni che ricavò dalla vita romana furono da lui raccontate, con annotazioni spesso fresche e simpatiche, nel libro Römische Schlendertage.
Lo scritto sarà utilizzato successivamente come guida da molti Tedeschi in giro per la capitale d’Italia. L’esperienza in Italia fu tale da spingerlo a scrivere una poesia dedicata al nostro Belpaese, splendido, a suo avviso, per l’alloro sempre verde per artisti e poeti, anche se i regni e le corone cadono. E Hermann lo poteva ben dire dopo avervi soggiornato per più di un anno e dopo aver conosciuto l’apprezzamento di virtuosi dell’arte e di letterati.
Italia
“Italia, paese della magnificenza! Come sarebbe bello abitare qui!” – // Così gridavano già in tempi remoti i Cimbri e i Teutoni.
“Italia, paese del sole! Qui ci illuminerà la gioia!” – // Così gridavano accesi di voglia di errare i Goti e i Vandali.
“Italia sii la meta dei viaggi! Su, sortite via da lì! // Il Nord mette le ali alla nostra barca!” – Così gridavano i Normanni.
“Italia! Là presso il fiume Tevere ci saluta la santa corona! // Seguite il vostro Re! Su, a Roma” – risuonava spesso dai troni tedeschi
“Italia!” suona migliaia di volte, “Viva chi vi entra!” – // Così grideranno fino al giorno del giudizio gli artisti e i poeti.
Gli artisti e i poeti solo, che seppero creare, // gli altri sono mestamente andati in rovina in atrio straniero.
La schiera di artisti e poeti, che felice ritornò, // ci presentò qualche opera elevata e alcuni canti elevati.
Il senso di artisti e poeti non stava dietro a corone d’oro, // dell’alloro il nobile premio doveva ripagare le loro opere.
I regni e le corone là – – frantumati e calpestati, // ma l’alloro verdeggia sempre per gli artisti e i poeti.
Questa lirica di Allmers non sarà particolarmente ispirata, ma esprime in modo sincero il suo giudizio per una terra lontana dalla sua, a livello paesaggistico e a livello artistico.
L’Italia è per lui un paese speciale, da visitare in ogni singolo angolo, perché ogni singolo borgo, ogni singola contrada offre al visitatore mirabili meraviglie. Non può pertanto non incantare soprattutto gli artisti, gli scrittori e i poeti, per i quali sempre verde resterà l’alloro, nonostante mutino le condizioni politiche.
Nel 1889 Allmers prese parte attiva a discussioni pubbliche relative alla costruzione di chiese neogotiche, a sostegno del Catechismo luterano valido fin dal 1790 e contro previste innovazioni. Sostenne e finanziò opere d’arte. S’incontrò regolarmente con poeti, pittori, redattori, grafici, con cui ebbe anche scambi epistolari.
Nella sua casa sono conservate almeno 11.000 lettere sia di premi Nobel sia di semplici prigionieri. Fu amico, sostenitore e divulgatore dell’arte e della cultura del suo paese, fondando associazioni culturali esistenti ancor oggi, con più di 1.500 membri. Ottenne numerosi riconoscimenti, tra cui la Laurea honoris causa in filosofia dell’università di Heidelberg e a lui sono intitolate scuole e vie in diverse località della Germania del Nord. La Fondazione-Hermann-Allmers di Rechtenfleth si occupa della memoria, del lascito e dell’utilizzo museale della casa del poeta.
Quanto alla fortuna di Hermann Allmers, non si può negare che, se fu uno scrittore ben noto verso la fine del XIX secolo per le sue opere in prosa e in poesia, oggi è ricordato solo nella Germania nord-occidentale. Il suo libro sulle Giornate a zonzo per Roma ha avuto finora dodici edizioni ed è considerato la guida per i viaggi in Italia più diffusa in lingua tedesca dopo il Viaggio in Italia di Goethe.
Due sue poesie furono musicate da Johannes Brahms: Feldeinsamkeit (Solitudine dei campi) [op. 86 Nr. 2] e Spätherbst (Tardo autunno) [op. 92 Nr. 2]. I loro titoli esprimono perfettamente l’amore del poeta per la natura.
A conclusione della ricerca su questo scrittore tedesco dell’800 riportiamo la poesia che egli scrisse per il lago di Garda, dove ancora una volta l’occhio del poeta coglie le bellezze della natura, le colture tipiche e la gente che vi abita.
Viaggio sul lago di Garda
Si erge a sinistra fiero il Monte Baldo, // quando dalla bella spiaggia di Riva ti stacchi; // a destra un impetuoso torrente scroscia da erta parete, // da cui fichi e olivi fan cenni di saluto.
Repente poi a Punta Vigilio prende a degradare // la riva, quasi terra piana diventa, // ma rende bella ora una ricca verde fascia, // da cui rilucono bianche ville e paesi.
E pescatori sostano, ragazzi seminudi sono stesi // là tra la sabbia nella rossa calura assolata, //
così ambrati e belli, come Murillo li pittura.
Intanto snelle modellate barche dondolano // piene d’incanto e grazia sull’azzurro flutto, // e tutto terso e fulgente si schiara attorno.
Pia Dusi