Anche se racchiusa tra le mura di una cittadina e nonostante la concorrenza della vicina Montichiari con «Aliment», che aprirà i battenti proprio nello stesso giorno in cui si taglierà il nastro a Lonato, la Fiera di Sant’Antonio continua a conservare una propria identità, un proprio fascino, una propria tradizione. Quella che debutterà venerdì 16 gennaio è l’edizione numero 46; in realtà, come ricordano gli storici locali, la fiera dedicata a Sant’Antonio abate affonda le radici agli inizi del ’900. E poi è la prima rassegna agricola, artigianale e commerciale del calendario fieristico lombardo. Quest’anno saranno non meno di 120 gli espositori che hanno scelto Lonato, quasi venti in più della passata edizione. Trentacinque, invece, gli espositori di macchine agricole, ed anche qui ci troviamo davanti a un bel salto in avanti perché, come ricordava l’assessore Paolo Marcoli – intervenuto con il sindaco Morando Perini e il collega di giunta Davide Baccinelli al tradizionale incontro con la stampa -, «appena tre anni fa erano solo quattordici». Ma se ci scommettono gli espositori, molti dei quali vengono da regioni lontanissime come Sardegna o Sicilia, altrettanto si può dire per i lonatesi,, che conservano intatto l’affetto verso la loro fiera. Tre giorni di aggregazione autentica, forse sarebbe meglio dire un bagno di folla, in cui si incrociano centinaia di famiglie di Sedena, Campagna, del capoluogo, di Esenta, della Bettola e via dicendo, e altrettante arrivano dalla vicina Desenzano o da Calcinato. «Io preferisco chiamarla una fiera nel paese, cioè una fiera che deve tornare a coinvolgere tutti, fosse anche soltanto per ragioni sociali di aggregazione – ha sottolineato Perini al microfono -, ben vengano quindi le attività dei commercianti lonatesi, della Pro Loco, dei comitati di quartiere e di tutti quanti si sono posti finora al servizio della fiera». In altre realtà sono rarissimi i casi in cui si può notare un così vasto schieramento di comitati, di associazioni, di gruppi. Senza steccati politici. Basta pensare che nel Comitato fiera o tra i numerosi partner siedono esponenti di diverse forze politiche, anche avversarie di quelle che governano Lonato. Probabilmente questa miscellanea – che sa di miracoloso – è riuscita finora a consentire la sopravvivenza della Fiera di Sant’Antonio e, anzi, a farla crescere. Un’altra mossa che ha pagato è stata quella di staccare l’organizzazione fieristica da partner esterni per riaffidarla a un comitato locale. Mosse che si sono rivelate vincenti, per di più senza lasciare buchi nelle casse comunali. E non è poco. L’edizione 46, che abbraccia i tradizionali tre giorni (da venerdì 16 a domenica 18), si presenta ricchissima di avvenimenti. Impossibile elencarli, ma sono davvero tanti: dallo sport, alla cultura, dalla gastronomia all’arte, dalle tradizioni religiose all’esposizione di stand agricoli e artigianali. Ma quest’anno c’è una novità, come ha rilevato il sindaco. Si tratta del «Treno storico del gusto», un itinerario inedito che si svilupperà sui binari da Lonato a Peschiera, a bordo di carrozze ferroviarie d’epoca. Ultimissima annotazione. L’incontro di presentazione si è svolto nel centro Exodus di Sedena, alla presenza di don Antonio Mazzi, il quale ha ricevuto la medaglia d’argento per i suoi meriti sociali dalle mani del sindaco. Bravi infine i ragazzi di Exodus a cimentarsi anche nella cena conclusiva della serata.
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Presentata la 46ª edizione della rassegna agricola, commerciale e artigianale in programma dal 16 al 18 gennaio nel centro storico
Grande novità il «Treno storico del gusto»: in carrozza fino a Peschiera
Lonato si regala una fiera doc
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