L’orso sul Baldo è il benvenuto, anche se i cacciatori temono l’equazione parco uguale plantigrado. Una serata animata, quella che ha anticipato l’incontro di ieri in Provincia, nella sala civica di Caprino, dove sempre i Palazzi Scaligeri hanno organizzato la prima riunione di «mediazione socio culturale» volta a sensibilizzare la popolazione alla presenza del nuovo animale, avvistato ormai in più punti del Baldo, dove continua a lasciare incontrovertibili tracce. Il prossimo incontro sarà a fine novembre, a Brenzone.Per parlare dell’ospite che frequenta il Baldo e del «Progetto di reintroduzione dell’orso bruno sulle Alpi orientali, esperienze e prospettive per il territorio» sono intervenuti Ivano Confortini, biologo funzionario della Provincia, e Katherine Cozza, agente provinciale nominata dal comandante Davide Zeli responsabile della squadra speciale d’avvistamento e monitoraggio orso. C’erano inoltre Carlo Frapporti del nucleo provinciale dedicato all’orso della Provincia autonoma di Trento, Sonia Calderola per l’Unità operativa caccia e pesca della Regione Veneto. Hanno partecipato i cacciatori di zona rappresentati da Tiziano Turcato, presidente del Comitato permanente delle nove riserve alpine del Monte Baldo, vari abitanti delle contrade giunti anche dalle località più distanti di Ferrara di Monte Baldo, Malcesine e Brenzone. Non potevano mancare curiosi e appassionati.«L’incontro era stato chiesto dai Comprensori alpini di caccia del Monte Baldo i cui presidenti hanno condiviso l’esigenza del mondo venatorio di essere coinvolti sia in merito alle caratteristiche ecologiche della specie sia riguardo alle implicazioni giuridiche della presenza dell’animale nel loro territorio», spiega Cozza. «La loro preoccupazione maggiore è che l’area dove vive l’orso diventi parco, dunque vietata alla caccia. Su questo tema la referente regionale Caldeorola ha però chiarito che la designazione di aree protette esula dagli strumenti ritenuti utili alla conservazione del plantigrado. I territori di cui si muove sono troppo vasti ed eterogenei per essere vincolati localmente».Quindi è intervenuto Confortini con un’introduzione sulla biologia della specie e sul progetto di reintroduzione dell’orso bruno nell’arco alpino, mentre l’agente Cozza ha raccontato la storia della sua presenza nella nostra provincia, partendo dagli scavi paleontologici che testimoniano dell’orso delle caverne, risalente a 35mila anni fa. Cozza ha ripreso ricerche portate avanti sul campo, dirette da Roberto Zorzin, conservatore del Museo civico di storia naturale di Verona: «Sono studi che forniscono preziose ricostruzioni ambientali di epoca preistorica ripercorrendo la storia dell’orso fino all’ultimo avvistamento nel 1894, data che segna l’estinzione dell’orso nel nostro territorio».L’esperta ha fornito ulteriori informazioni sull’orso «JK2G2», presente sul Baldo quest’estate, arrivato dalla zona Bondone-Paganella (Trento) dove sono stanziati i primi nuclei in dispersione dal parco dell’Adamello Brenta, autore di predazioni di pecore, teloni strappati, impronte ed escrementi lasciati un po’dovunque.«Il nostro auspicio è che questa presenza diventi un’opportunità di condivisione per tutti nell’ottica di un superamento del rapporto conflittuale tra uomo e natura ancora profondamente radicato nella nostra cultura», spiega l’esperta.Considerando l’evento un successo, la Provincia intende proseguire in quest’attività convegnistica per informare e confrontarsi con le realtà locali. Chiude Turcato: «In questo momento è importante informare e dire a chi teme l’orso, come i cacciatori e i contadini, che orso non significa né parco né restrizioni. È piuttosto una ricchezza ambientale per il territorio e crediamo sia molto importante che, per la prima volta, Provincia e Regione chiedano ai presidenti delle nove riserve alpine del Baldo un confronto diretto su un tema che ci coinvolge così da vicino».
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Affollata di cacciatori e abitanti del Baldo la riunione per fare il punto sulla presenza del plantigrado