lunedì, Marzo 10, 2025
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Fino alla fine del mese vietate la cattura e la posa di particolari reti Le norme di protezione coinvolgono anche i pescatori professionisti

Lucci, ultimi giorni di libertà

Da qualche anno, probabilmente anche grazie alle massiccie immissioni effettuate dall’Amministrazione provinciale, il luccio è tornato ad essere particolarmente abbondante nel Garda. E’ dunque il momento di pensare alla sua salvaguardia, specialmente ora che è in fase riproduttiva. Fino al 31 marzo è in vigore il divieto di pesca del luccio ( è scattato il 22 febbraio) su tutto il lago di Garda. Non si tratta però di una novità ma di una conferma. Già l’anno scorso, infatti, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento interprovinciale sulla pesca, era stato aumentato significativamente il periodo di divieto di cattura della specie, passato dai precedenti 20 giorni ai 38 giorni attualmente riconfermati. Ma una novità c’è: quest’anno, sempre nel periodo compreso fra il 22 febbraio ed il 31 marzo, è stata infatti vietata oltre alla cattura del luccio anche la messa in posa delle reti antana e antanello nelle zone di lago profonde meno di 10 metri e a una distanza inferiore a 100 metri dai canneti. E’ la prima volta che sul lago di Garda viene istituito un divieto di questo tipo e, conseguentemente, non è improbabile che, dopo un’attenta valutazione tecnica dei risultati ottenuti in termini di salvaguardia della specie nelle diverse località, in futuro dovranno essere apportate alcune modifiche a questo provvedimento. Il provvedimento mira a tutelare la riproduzione del luccio, che avviene su bassi fondali in corrispondenza dei canneti e in presenza di rigogliosa vegetazione acquatica. Non va dimenticato comunque che queste reti catturano altre specie, come il pesce persico e la tinca, che in questo periodo stazionano sotto i 15 metri e la cui pesca è consentita dalla normativa in vigore. Sempre durante questo periodo è inoltre vietato l’uso di ogni tipo di tirlindana ad una distanza inferiore a 100 metri dal battente dell’onda nella zona di lago a monte di Punta San Vigilio e a una distanza inferiore a 500 metri dal battente dell’onda a valle di Punta San Vigilio, e comunque sempre in presenza di fondali di profondità minore di 30 metri. «Nei confronti del luccio», precisa l’assessore al Servizio tutela faunistico-ambientale, Camillo Pilati «la Provincia ha adottato in questi anni una serie di provvedimenti e interventi che hanno dato positivi risultati. Le semine sono state potenziate ed hanno coinvolto anche l’alto lago, in passato completamente abbandonato; le norme di protezione sono significativamente aumentate ed hanno interessato anche e soprattutto i pescatori professionisti, i quali hanno visto raddoppiare i giorni di divieto, aumentare la misura minima di cattura, ridurre l’uso delle reti specifiche per questa specie». Naturalmente non sono mancati i problemi ma, fortunatamente, risultati alla fine non insuperabili. In più anche i pescatori dilettanti hanno dato, e continuano a dare, dicono gli esperti della Provincia, il loro contributo alla protezione di questa specie, facendosi portavoce nella proposizione di interventi gestionali all’Amministrazione provinciale.

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