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L’ultimo naufragio con la Zanardelli

Erano le 19.15 del 23 ottobre 1976. Sul piroscafo della Navigarda “Zanardelli” un’allegra comitiva di trecentoquarantadue donatori di sangue dell’ AVIS di Montichiari in gita sociale si stava preparando al ritorno a Desenzano e poi a casa. Improvvisamente un urto, un lungo rumore di strisciamento e il battello che si fermava.

Era accaduto che sul lago era sceso improvvisamente un fitto banco di nebbia che aveva fatto perdere la rotta al battello, sprovvisto di radar, ed esso si era arenato.

Il capitano Saverio Angelini aveva immediatamente provveduto ad assicurare alla riva il battello, legandolo con grossi cavi a robusti alberi della riva, poi aveva fatto scendere i “naufraghi “ sulla spiaggia a mezzo di scale di corda e di lì essi avevano potuto inerpicarsi su un sentiero fino alla rocca di Manerba, dove venivano soccorsi e portati di ritorno con un pullman. Il battello aveva riportato una falla che aveva costretto a spegnere le caldaie per evitare scoppi.

Il cronista della “Domenica del Corriere”, Enrico Negretti, che riportava il fatto nell’edizione del 28 ottobre 1976 annota che il battello era fortunosamente passato a poca distanza da un lastrone di roccia che avrebbe potuto causare danni molto maggiori e forse un vero e proprio naufragio con vittime: “una scena… che ha davvero fatto rivolgere ai più un pensiero alla Madonna del Frassino. … la “Zanardelli” è andata ad arenarsi esattamente sotto la rocca di Manerba, dove il monte strapiomba su lago da più di cento metri di altezza… la prua del battello è quasi sulla terraferma in corrispondenza del sentiero che, scendendo dal monte lungo baratri paurosi, arriva all’ acqua. La gente è scesa, grazie al Cielo un pò euforica per la giornata festosa, e si è arrampicata su per la mulattiera, assistita dall’equipaggio, aiutato dai più giovani del gruppo… sono arrivati tutti in paese, dove sono stati confortati, ristorati e quindi caricati sui pullman inviati da Desenzano.”

Insomma, una disavventura a lieto fine, che non ha avuto conseguenze per le persone e che forse è servita per dimostrare la necessità di dotare di radar i battelli del Garda.

Un qualcosa che i “naufraghi“ hanno potuto raccontare agli amici. Non sappiamo se qualcuno si sia ricordato di ringraziare la Madonna del Frassino almeno con una candela.

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