venerdì, Novembre 22, 2024
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È il tecnico che ha «raddrizzato» la torre di Pisa

Macchi: «Il Duomo ha danni gravi ma forse risalgono al sisma 1901»

Ieri mattina è arrivato sul Garda Giorgio Macchi, docente di Tecnica delle costruzioni all’Università di Pavia. Ha visitato il Duomo di Salò e, al termine, è parso un po’ perplesso. «Le condizioni degli archi delle due navate laterali sono gravi -ha detto al parroco, monsignor Francesco Andreis -. Può essere che le lesioni siano vecchie, dovute al terremoto del 1901. Nel qual caso non dovremmo preoccuparci più di tanto. Comunque sta bene l’ok dato dalla Soprintendenza, che ha consentito lo svolgimento delle funzioni religiose già domenica scorsa. Qui poi vedo tanti miei ex allievi che, da ingegneri, fanno parte della Protezione civile e stanno lavorando con serietà e precisione». Il professore ha dato un’occhiata anche al Palazzo comunale, che ha riportato terribili danni strutturali, e alla via Fantoni, rilevando come molte case si reggano le une alle altre, e la stabilità di alcune sia compromessa. Macchi è un luminare. Con uno staff nominato dal Ministero, comprendente esperti di Torino, Venezia, Napoli, Roma, Londra, Stoccarda, Purdue (Usa), Lovanio e Mons (Belgio), ha partecipato al consolidamento della torre di Pisa e al restauro di San Pietro a Roma. Da 14 anni lavoro sul Duomo di Pavia, dove i problemi sono enormi. Tutto ebbe inizio dopo il crollo della Torre Civica quando i tecnici rilevarono piccoli smottamenti e scoprirono che le colonne si muovevano di circa un millimetro al mese. Macchi ha ingabbiato in una struttura d’acciaio le 8 colonne che sorreggono le 20mila tonnellate della cupola: una messa in sicurezza necessaria prima di proseguire con gli interventi veri e propri. Il Duomo di Salò, progettato da Filippo delle Vacche, sullo stile di Sant’Anastasia a Verona, ha già festeggiato il mezzo secolo di vita. La prima pietra venne posta nell’ottobre 1453. La facciata esterna è rimasta grezza. L’interno, a tre navate a crocera, sviluppate su archi a ogiva, è lungo 62 metri e largo 20. Recentemente sono stati effettuati grossi lavori di restauro. Contiene opere straordinarie: l’ancona dorata quattrocentesca di Bartolomeo da Isola Dovarese, l’organo degli Antegnati, il crocifisso ligneo di Giovanni da Ulma, il gobbo che regge la cassetta delle elemosine, il pulpito con la scala a chiocciola e l’acquasantiera, il coro in noce e le cantorie intagliate, le cappelle laterali, le decorazioni di Gianbattista Trotti, detto «il Malosso», i dipinti di Palma il Giovane, del Romanino, del Moretto, di Zenon Veronese, Paolo Veneziano, Andrea Celesti e Andrea Bertanza.

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