È partito il raid cicloturistico Como-Pechino con l’intento di creare un dialogo tra i due popoli ispirato alla fratellanza e al rispetto. «La conoscenza comune aiuterà nel tempo reciprocamente le due economie – ha spiegato il capo spedizione Alberto Pozzi, 54 anni, l’industriale brianzolo ideatore del viaggio che si concluderà intorno a metà agosto – Nel mio settore delle cerniere per mobili ho iniziato, dieci anni fa, a produrre componenti in Cina quando non era certo considerata un nemico in grado di penalizzare i nostri mercati con le sue lavorazioni a basso costo. Abbiamo gradualmente integrato la produzione mantenendo l’attività ad alta tecnologia in Italia e trasferendo in Cina la produzione di base con un abbattimento dei costi del 50%». Il raid stasera vedrà concludersi la prima tappa a Desenzano: «Incontreremo, in un’atmosfera informale, delegazioni commerciali dei paesi che attraverseremo per aprire nuovi canali di vendita: le aspettative sono decisamente valide». Aspettative che si assommano a quelle dei tredici protagonisti del raid (dei diciassette alla partenza, quattro infatti si limiteranno a raggiungere il confine italiano con la Slovenia prima di rientrare) che, per prudenza dopo il colpo di stato in Kirghizistan, allungheranno di altri 500 chilometri il tragitto disegnato inizialmente e che li condurrà pertanto a piazza Tiananmen a Pechino dopo circa 14.500 km. L’arrivo a Pechino è previsto per il 16 agosto. L’assistenza ai tredici partecipanti – tra i quali figurano medici e avvocati, alcuni con buoni trascorsi agonistici tra i dilettanti – sarà garantita da due pullman attrezzati.
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Partita la ciclomaratona Como-Pechino per favorire «l’integrazione economica»