Maria Callas fu una primadonna assoluta, là dove il concetto di prima donna incorpora in sé quello di diva. Si intende infatti con questa pregnante espressione, non solo un primato da protagonista assoluta nell’ambito puramente professionale, ma un complesso di doti da leader che rendono la donna e l’artista appunto, prima donna e diva. Tra queste doti si assommano sì il fascino, l’allure, la personalità ma soprattutto il carisma. Perché resta ben inteso che l’epiteto non viene utilizzato qui nel senso spregiativo con cui solitamente si usa bollare gli atteggiamenti gli atteggiamenti capricciosi e narcisistici di troppe artiste di dubbio talento. Con esso si vuole invece designare una cifra ineguagliabile nel proprio campo professionale compendiata dall’espressione carisma, qualità innata in alcune personalità d’eccezione.
A proposito della Callas il Premio Nobel Eugenio Montale nel 1963 (Autodafé) scrisse: “La diva è la sola deità di un tempo che ha distrutto gli dei”. Di lei tutto è stato detto e tutto resta ancora da dire. Cercheò, tuttavia, di riassumere alcuni punti cardine sul perché Maria Callas è perennemente consacrata mito della storia del melodramma. Mito che si è consolidato durante la sua breve ma intensa carriera artistica, iniziata all’Arena di Verona il 2 agosto 1947, quale protagonista dell’opera La Gioconda di Amilcare Ponchielli. La sua voce è rimasta ancor oggi punto di riferimento, così come le sue interpretazioni. Sul palco la sua arte, scenica, la sua scultorea gestualità, sospesa tra modernità e classicismo, la sua potente espressione mimica, erano e resteranno uniche. Il tutto retto da fortissima personalità fatta di slanci senza mezze misure. Personaggio che ha fuso carriera artistica e vita privata in un susseguirsi di colpi ad effetto.
Della Callas sono rimaste numerosissime incisioni discografiche, tra l’altro ancora in vetta alle classifiche, e video che, purtroppo, non possono restituirci l’autenticità dell’artista perché la Callas andava vista e non solo ascoltata. Suo grandissimo merito, tra gli altri, aver messo in luce il recitativo portandolo, sillaba per sillaba, all’altezza dell’aria musicale. Non voglio cadere nel mito e affermare che con lei si è conclusa la dinastia dei soprani. Prima e dopo di lei ci sono state altre artiste di grande livello. Non vi è stato prima il deserto e poi il diluvio. Solo che, dopo la rivoluzione callasiana, certi fraseggi od effetti inutili non sono più accettabili. Nessuno, quindi, può negare nella storia del melodramma un dopo Callas.
Fu chiamata anche la Divina. In realtà il segreto della sua grandezza artistica consisteva nel divenire via via, a mò di dea greca, con genialità interpretativa oltre che specificatamente musicale sublime attrice tragica ancor prima, forse, della cantante prodigiosa, affascinante ed inimitabile che tutti abbiamo amato.
Così fra alcuni secoli si dirà che nel Novecento visse una Diva – Primadonna per la quale si fecero le più grandi follie, che emozionò il pubblico di tutto il mondo, che cantò in modo strabiliante e che fu felice e infelice al tempo stesso. Non a caso a oltre trentanni dalla morte continua a brillare come stella di prima grandezza nel firmamento della lirica.