La loro è una passione piuttosto rara, che trae spunto dal fascino di un mondo misterioso che viene frequentato solamente da chi ama veramente l’avventura, e non teme particolarmente il rischio. Stiamo parlando di Piergiorgio Merigo e di Beppe Zordan, entrambi gardesani contagiati da un grande interesse, che li porta a passare parte del loro tempo nelle grotte. Soprattutto nelle cavità che, in discreto numero, anche l’alto Garda nasconde nelle pendici delle montagne dell’entroterra.Merigo e Zordan porteranno questa loro passione allo scoperto durante una conferenza a ingresso libero che si terrà venerdì a Gargnano, nel Centro multifunzionale «Castellani» a partire dalle 20,30.Si tratta di una tappa della fortunata serie di incontri organizzati dall’acsessorato comunale alla Cultura, con il sostegno della biblioteca civica.Merigo vive nella frazione gargnanese di Musaga (Gargnano), e di professione fa il fabbro. Zordan, commerciante, abita a Fasano. La loro è una lunga esperienza, maturata assieme ad altri amici e appassionati che, sull’alto lago, hanno fatto più di una scoperta interessante.Entrambi sono speleologi tesserati (alla Società speleologica italiana e all’Associazione speleologica bresciana) e qualche successo lo hanno già messo in bacheca, custodito con modestia. Il primo botto venne messo a segno da Merigo (con altri esploratori) oltre una decina di anni fa quando, alle pendici del Pizzocolo, individuarono una nuova cavità che provvidero a rilevare e catalogare sotto il nome di «Grotta Orso Spino». In quella occasione trovarono anche i resti di un orso, il cui teschio fa ora bella mostra di sé nel Museo del Parco Alto Garda, a Prabione di Tignale.Poi c’è stata l’individuazione, sempre da parte dei due e di qualche amico, nel territorio di Tignale, di un vero e proprio «cimitero» di orsi. Ma anche di iene e di altri animali che decine o centinaia di migliaia di anni fa popolavano questi territori.In quella occasione è stata avanzata una ipotesi che ha scomodato, oltre a geologi e paleontologi, anche qualche rappresentante della Sovrintendenza: uno degli orsi ritrovati apparterrebbe alle specie «deningeri», il progenitore dell’orso speleo.Comunque sia, dopo aver segnalato alle autorità (incluso il Comune) la scoperta avvenuta, gli speleologi hanno provveduto a sbarrare l’entrata della cavità. Infatti, questa è l’esperienza che raccontano, sovente gli ambienti ipogei vengono saccheggiati.Un altro episodio importante, che Merigo e Zordan non mancheranno di approfondire venerdì, è stato rappresentato dall’individuazione e dal recupero di alcune decine di paia di calzature d’epoca: zoccoli rinvenuti in una cavità tra i comuni di Gargnano e Valvestino. La zona è prospiciente la diga di Ponte Cola. E quegli zoccoli hanno certamente una lunga storia, scritta dalla fatica di qualche carbonaio che non perdeva neppure un attimo di tempo.Ammucchiati, sono stati custoditi dall’antro nel quale erano stati nascosti per chissà quale motivo all’inizio del Novecento, quando quella terra non era ancora italiana.Intanto, l’attività dei due speleologi e del gruppo che collabora con loro prosegue. Nel territorio di Gargnano, di cui parleranno, alcune grotte destano ancora molto interesse e costituiscono tuttora la meta di indagini esplorative. Se il «Cuel Sant Grande» è di facile accesso, così non è per la Grotta Orso Spino. E neppure per l’impegnativo «Profond de Tampilina».Da segnalare che la coppia Merigo-Zordan ha al suo attivo anche la pubblicazione di due libri: «Le grotte di Tignale», per conto di quel Comune, e «Grotte e forre del Parco Alto Garda bresciano», scritto con Ruggero Bontempi e commissionato dalla Comunità montana.
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I due speleologi hanno all’attivo una importante serie di esplorazioni, rilevamenti di cavità e scoperte paleontologiche. Venerdì una serata dedicata alle cavità altogardesane