Dal marzo del 2009 il traffico passeggeri dell’aeroporto «D’Annunzio» aumenterà di botto del 100%: i voli quotidiani passeranno infatti da 1 a 2. A oggi infatti, lo scalo nato per servire una delle zone italiane con più fermento economico e sociale offre uno spettacolo desolante: l’unico aereo a muoversi in pista è quello della Ryanair che atterra da Londra alle 14.40 e riparte mezz’ora dopo sempre per la capitale inglese. La low cost irlandese — bontà sua — ha annunciato che tra cinque mesi aggiungerà un collegamento con Cagliari.Il raddoppio del traffico renderà almeno meno noiosa la giornata ai circa 200 addetti che oggi lavorano al D’Annunzio: nel conto occorre infatti mettere circa 100 dipendenti della società di gestione, 34 poliziotti, 20 vigili del fuoco, una dozzina di finanzieri, una manciata di controllori di volo, più il personale dei negozi, dello sportello bancario (destinato alla chiusura), dell’edicola-tabaccheria.Per dirla tutta, al volo della Ryanair fanno compagnia 12 collegamenti notturni di Poste Italiane che trasportano la corrispondenza e qualche cargo o volo charter di quando in quando: poca cosa, comunque rispetto alle potenzialità dell’impianto, la cui società di gestione, in sei anni, ha accumulato perdite superiori ai 20 milioni di euro.Montichiari, scalo fortemente voluto dagli operatori economici e politici locali, era nato addirittura con l’ambizione di far concorrenza a Malpensa; in effetti ha una pista di 3,5 chilometri, che consente l’atterraggio ai colossi dell’aria, una nuova area di parcheggio di 40 mila metri quadrati appena inaugurata (e desolatamente vuota) nonché un sistema radar che assicura decolli e atterraggi anche con una visibilità di appena 70 metri. Ma il «D’Annunzio» non deve avere le stelle dalla sua parte. Il vettore di riferimento per l’attività cargo (Ocean Airlines) ha alzato bandiera bianca e due mesi fa anche la Air Bee che doveva garantire un minino di traffico passeggeri ha piantato in asso la compagnia.Sui margini di crescita di Montichiari le idee appaiono a dir poco divergenti: il piano d’area della Provincia di Brescia ipotizzava entro il 2025 ben 20 milioni di passeggeri l’anno; la società «Catullo» (che gestisce il vicino aeroporto di Verona e che controlla l’85% di Brescia) non si spinge oltre il milione e 800 mila passeggeri; la Regione Lombardia, per la serie «la verità sta nel mezzo», confida su 11 milioni.Qualcuno che ha sbagliato i c o n t i evidentemente c’è, ma intanto sul destino di Montichiari s’è accesa una baruffa in cui entrano campanilismo, voglia di rivalsa ma soprattutto urgenza di riempire in qualche modo la voragine.«La crisi del nostro aeroporto ha una ragione ben precisa — scandisce Francesco Bettoni, presidente della Camera di Commercio bresciana e come tale azionista del “D’Annunzio” — e cioè il fatto che su di esso comanda Verona; che non ha interesse a far crescere lo scalo. Verona si è provvisoriamente aggiudicata la gestione delle piste, ma su questa assegnazione abbiamo già avanzato due ricorsi al Tar e ci apprestiamo a fare altrettanto davanti all’Unione Europea».Fino a quando i «vicini» veneti non avranno esaurito gli spazi a loro disposizione — questa è la rimostranza di Brescia — non avranno alcun interesse a far decollare Montichiari. La questione è talmente urgente che nel giro di pochi giorni è transitata nelle principali istituzioni della città: consiglio comunale e provinciale. «Se Brescia saprà far valere il suo peso politico a Roma — è l’opinione di Emilio Del Bono, capogruppo del Pd a Palazzo Loggia — la trattativa con Verona si riaprirà; in caso contrario la situazione rischia di non cambiare per un bel po’».Di ricompattare la situazione si è incaricato invece Alberto Cavalli (Pdl) presidente della provincia di Brescia: «Abbiamo votato una mozione unanime; nonostante siano ormai imminenti le elezioni nessuno ha voluto cavalcare la questione per tornaconto di parte. Mi sembra la dimostrazione di quanto la crisi di Montichiari sia sentita dal territorio ».«Dum Romae consulitur» , negli uffici della società aeroportuale si prova ad arginare la crisi. «Il nostro obiettivo — spiega Roberto Gilardoni, direttore a Montichiari — è trovare una compagnia di riferimento, sia per i cargo che per i passeggeri. Le responsabilità di Verona? Sono un tecnico, non mi occupo di questioni politiche. Faccio solo notare che questo campo di volo esiste dal 1909, per decenni è rimasto inutilizzato. I primi investimenti per rilanciarlo sono arrivati da Verona…».
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Neppure i 12 collegamenti postali notturni raddrizzano il bilancio.
L'unico decollo alle 15, prima e dopo è solo il deserto.
La capacità teorica di Montichiari è di 3 milioni di passeggeri l'anno, oggi se ne contano meno di duecentomila
L'unico decollo alle 15, prima e dopo è solo il deserto.
La capacità teorica di Montichiari è di 3 milioni di passeggeri l'anno, oggi se ne contano meno di duecentomila