L’esposizione indaga la predilezione di Giovanni Segantini a rappresentare il paesaggio montano, dalle prove in Brianza alle ricerche simboliste.
Legati al tema del paesaggio, accanto alla opere di Segantini, la mostra presenta lavori di altri protagonisti della stagione divisionista, una delle più significative dell’arte italiana: Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Vittore Grubicy De Dragon, Luigi Conconi, Giovanni Sottocornola, Cesare Maggi, Carlo Fornara, Benvenuto Benvenuti, Guido Cinotti, Baldassarre Longoni, Carlo Cressini, Alberto Bonomi e Matteo Olivero.
La mostra si dipana lungo Tre sezioni tematiche – Natura, Memoria, Simbolo – viene presentata una visione complessiva sul paesaggio montano, dalle baite agli alpeggi, dalle vette alle valli, ai prati fioriti, ai laghi.
NATURA: la sezione si focalizza sul contesto montano con tele celebri: Ritorno dal bosco (1890): una figura femminile avanza verso il villaggio, tra la neve trascinando una slitta con il legname: procede severa e maesosa nel candore che la circonda; Vacca bruna all’abbeveratoio (1892), accanto opere di C. Maggi, C. Fornara ed E. Longoni. contemporanei o di una più giovane generazione di pittori, nel solco della sua lezione.
SIMBOLO: intorno alla seconda metà degli anni ‘90– il paesaggio, rappresenta riflessioni stimolante e luminosi, e rimanda ad un oltre simbolico e ideale,.si carica di fascino letterario ed emotivo interiorie: L’amore alla fonte della vita (1899) in un ventaglio e all’Angelo della vita (1894-1896), bozzetto per un olio più grande, alla GAM di Milano, di intensità emotiva notevole, sono affiancate da tele di raffinata nostalgia di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Vittore Grubicy De Dragon, e altri.
MEMORIA: Grubicy De Dragon. critico, pittore, collezionista e mercante, pone al centro la soggettività dell’artista, con lil suo sentire le immagini. Il paesaggio diventa luogo della memoria, risveglia sensazioni lontane nel tempo. Con lui gli artisti G. Sottocornola, C. Cressini e L.Conconi privilegiano la pittura di spazi luminosi, mutevoli,, che rispecchiano, per estensione, il senso misterioso e inconoscibile della vita, delle giornate, del mondo interiore: albe, crepuscoli, ombre improvvise.Il tratto fondante delle loro opere nasce da una profonda riflessione sulla tradizione, la pittura Ottocentesca, intesa appunto come forma di memoria, per giungere a dipingere gli effetti della luce nei paesaggi, esaltazione della valenza del segno e del colore.
Una ulteriore sala è dedicata alla Collezione permanente della Galleria civica, con opere di Giovanni Segantini del periodo milanese e brianteo di proprietà della Città di Arco ed in deposito a lungo termine presso il Museo: nature morte, animali da cortile, disegni vari, dal tocco mirabile!!
MT