Erano le dodici in punto, e la campana della chiesa batteva l’ora, quando l’acqua del lago ha iniziato ad esondare e prendere” possesso” del lungolago Marconi. L’alzata improvvisa dell’aria, precisamente dell’Andro, il vento proveniente da Desenzano del Garda, ha iniziato a smuovere violentemente l’acqua del lago, ad alzare forti onde di colore bianco ed a far impaurire i pochi turisti domenicali che si erano portati sul lungolago, nella zona del porto vecchio, verso la storca chiesetta di San Nicolò e la Dogana Veneta per gustarsi alcuni bellissimi raggi di sole, dopo tanta pioggia caduta nella notte.
Molti hanno iniziato a scattare le fotografie per immortalare l’evento. Un momento irripetibile per loro, ma non certo per gli esercenti ed i residenti. In pochi minuti l’acqua del lago ha iniziato ad invadere alcuni esercizi commerciali ricadenti sul lungolago, per fortuna tutti chiusi a causa della stagione invernale. Ha invaso buona parte di Calle I^ e Calle II^, l’imbocco di via Arco e via Albarello. In via Francesco Fontana, proprio sul porto vecchio, i pochi ristornati e bar aperti se la sono vista davvero brutta perché le onde lanciavano l’acqua fin sulla soglia dell’esercizio. “Per fortuna – dichiara Soncini titolare del bar di fronte al porto – l’acqua si è fermata sulla soglia. Bastava un pochino di vento in più ed era fatta.”
Anche l’entrata della Dogana Veneta è rimasti lì lì per “imbarcare” acqua. Nei due valli di fronte alle porte è entrata solamente una piccola quantità d’acqua. Ci è mancato davvero poco.
“Correva l’anno 1960, era novembre – ricorda Livia Ferri – e il lago è esondato copiosamente lambendo alcune case ed alberghi fino a Corso Ospedale. Hanno collocato le passarelle , come a Venezia – continua Ferri -ed in casa avevamo l’acqua in cucina. Abbiamo dovuto sollevare mobili, suppellettili, tutta la merce che avevamo in negozio.”
“Ricordo con precisione quei fatti – soggiunge Giovanni Olivetti – perché una notte mi sono trovato l’acqua sotto il letto. Ero un ragazzino ma quelle immagini non si dimenticano.”
“Per i ragazzini era una festa correre sulle passarelle, giocare – ricorda Dario Romagnoli che risiede ancora in via Albarello – ma per noi è stato un grosso disagio e i danni non sono stati pochi. Speriamo che non si ripeta più.”
Sergio Bazerla