venerdì, Novembre 22, 2024
Il diniego del sindaco Comencini prende spunto dalla legge che impone alle imprese che installano ed utilizzano infrastrutture per la comunicazione mobile l’obbligo di garantire la compatibilità con le norme sui rischi sanitari

No al traliccio

Siamo nell’era delle telecomunicazioni. I telefonini sono uno strumento di uso comune e la telefonia mobile ha le sue esigenze, che non sempre trovano tutti concordi. Ne sanno qualcosa i gruppi spontanei che in molte località ( non ultimo in località Costabella di Bardolino) si organizzano per cercare di fermare la posa di ripetitori. Spesso gli amministratori locali si dicono impotenti ad assecondare le richieste dei loro concittadini. Ma a Garda è successo qualcosa di anomalo: il sindaco Giorgio Comencini ha spedito una diffida, attaccandosi ad un cavillo interpretativo, alla Tim che aveva chiesto di installare una stazione radio. Il 23 maggio scorso la Tim aveva comunicato al Comune di Garda il posizionamento provvisorio di una stazione radiobase mobile in via San Bernardo, ai piedi della Rocca, con la posa di «un armadio contenente l’attrezzatura elettronica, antenne radianti e cavi di collegamento». L’Amministrazione avrebbe dovuto prenderne semplicemente atto. Invece, rilevato che alla comunicazione risultava allegata una dichiarazione di notorietà resa da un rappresentante della ditta, però «senza indicazione di alcuna specifica competenza scientifica o professionale», il sindaco ha detto no. Il diniego di Comencini prende spunto dalla legge che impone alle imprese che installano ed utilizzano infrastrutture per la comunicazione mobile l’obbligo di garantire la compatibilità con le norme sui rischi sanitari. «Nel caso in specie», si legge nella diffida siglata dal sindaco di Garda, «la società interessata non ha dimostrato l’osservanza delle disposizioni riguardanti i rischi sanitari della popolazione, non potendosi ritenere equipollente a tale dimostrazione la sola dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà resa dal responsabile dell’impianto che, in base agli atti posseduti dall’Amministrazione, non risulta in possesso di alcuna specializzazione tecnica in materia di campi elettromagnetici». Di fatto, il sindaco di Garda sembra voler dire questo: il nominativo indicato dalla società può anche essere quello del massimo esperto italiano in materia, ma se nella domanda le sue competenze tecniche non sono dettagliate, l’autorizzazione non può essere rilasciata. E dunque, ritenuta «inadeguata e insufficiente», la documentazione e «considerata la nocività per la salute dell’esposizione ad una continua irradiazione elettromagnetica attestata da studi scientifici nazionali ed internazionali», il Comune ha negato il nulla osta alla posa del ripetitore mobile. Posa che, sottolinea il sindaco, sarebbe dovuta avvenire in zona soggetta a vincolo paesaggistico e ambientale, in un’area in cui esistono varie abitazioni e all’interno della perimetrazione del centro abitato, così come questo viene definito dal nuovo codice della strada. Il tutto è stato giudicato sufficiente a ritenere «sussistente una situazione potenziale grave di pericolo per l’igiene e la salute pubblica e per l’ambiente, in assenza di elementi che consentano di escluderla». Insomma, quello che spesso non riescono a fare centinaia di firme di cittadini, stavolta è invece riuscito aggrappandosi a un cavillo di legge. Angelo Peretti

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