Chicco Risatti è presidente del consorzio Riviera del Limoni: trecento alberghi fra Limone e Salò, passando da Gargnano, Gardone e Toscolano Maderno, con puntate a Tremosine, Tignale, Magasa e Valvestino; 3500 lavoratori (7-800 i trentini), 13.000 posti letto. «Non accettiamo decisioni fatte cadere dall’alto senza consultazione, senza confronto. Stavamo tranquilli ad aspettare l’8 gennaio, l’incontro fra le parti, quando c’è piombata fra capo e collo questa mazzata. Ma lo sanno che si buttano via anni ed anni di lavoro? Lo sanno che se quattro grossi tour operator, Thompson, Tui, Imaghams, Hotelplan, ci cancellano dai loro cataloghi, chiudiamo bottega tutti quanti? Siamo esterrefatti e convintissimi che se Limone fosse in provincia di Trento, l’idea di chiudere per due anni una strada così, non sarebbe nemmeno passata loro per l’anticamera del cervello». Lo sfogo è torrentizio, segnale perfetto del grado di allarme che la categoria riflette nelle parole del presidente Risatti. «Un’ora e mezza per arrivare al pronto soccorso più vicino, quello di Gargano: è questo che possiamo scrivere sui depliant per la nostra clientela? Cinquant’anni fa eravamo tutti pescatori: dobbiano tornare a quella vita? Limone fa un milione e 100 presenze in un anno: tutti in traghetto? Sputiamo l’anima per reggere la concorrenza, dalla Croazia al Trasimeno. E questi ci vengono a proporre di chiudere baracca e burattini per due stagioni. Ma si rendono conto di quello che dicono?». Gli operatori, annuncia il presidente Risatti, per ora restano buoni ad aspettare i risultati di un’assemblea già convocata con tutti i sindaci della sponda lombarda del lago. Ma se dai politici non dovessero venire alternative praticabili, qualcosa faranno. «Non sappiamo che cosa, ma non possiamo accettare di farci strangolare così».
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Da Chicco Risatti l'allarme dei 300 albergatori del bresciano
Non possiamo lasciarci strangolare tutti
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