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Il pioniere dell’automobilismo che rilanciò la corsa Caprino-Spiazzi

Nonno Ferrari, 95 a tutto gas

Nonno Ferrari, come tutti chiamavano Silvio Ferri, desiderava che la sua casa alle Acque divenisse un museo dedicato alle “rosse” e al suo adorato Enzo Ferrari. Nel paese della corsa Caprino-Spazzi, la sua raccolta di foto con Niki Lauda, Nigel Mansell, Ivan Capelli, Schumacher, l’amato Ayrton Senna e appunto Enzo Ferrari, sarebe una marcia in più. Invece quando il 24 maggio 2004, a 95 anni, Ferri morì lasciando la sua casetta a Sandro Polato, fondatore del Ferrari club Caprino Veronese «Silvio Ferri», la villetta fu venduta. Nel frattempo anche Sandro Polato è venuto a mancare e tutte quelle foto sono finite in tanti scatoloni. A ricordo di Nonno Ferrari resta solo un’iscrizione.L’ultima festa per il compleanno di Ferri, organizzata dal Comune il 15 novembre 2002, aveva richiamato accanto a Silvio Ferri il gran mondo di Maranello. Al tavolo della sala consiliare, arrivati per fargli gli auguri, c’erano piloti, tecnici e l’amico Pietro Corradini, meccanico in pista per la squadra corse Ferrari dal 1970 al 1988, a cui Silvio Ferri aveva donato la mitica Fiat 500 Barchetta con cui nel 1947 aveva partecipato alle Mille Miglia. Per l’occasione quel reperto storico fu portato in Piazza Stringa, esposto a fianco della Ferrari di Alboreto, e nonno Ferri ci salì su un’ultima volta. Era una mattina uggiosa, faceva freddo e Virginia Cristini, che era cresciuta accanto a lui e lo ha poi accudito nella vecchiaia, lo riaccompagnò subito a casa, dove gli aveva preparato una tavola imbandita con la tovaglia, ovviamente, rossa. «Raccogliere le sue foto e mostrarle a Caprino sarebbe rievocare un pezzetto di storia», dice Cristini. «Silvio Ferri fu tra coloro che più si batté per la ripresa della Caprino-Spiazzi, interrotta alla fine degli anni Settanta. Sulla provinciale che porta a Spiazzi, c’è una curva con una madonnina. Sta dietro un cancelletto rosso che Silvio mise quando suo fratello morì investito da un camion e schiacciato da un macigno di marmo che ora è divenuto il cippo dell’edicola».Silvio Ferri, figlio di Giacomo, di cui andava molto fiero «perché aveva contribuito a costruire il forte San Marco nel 1885», aveva iniziato a lavorare come operaio da De Massari a Costermano. Poi la passione per i motori, dagli anni Venti, lo fece diventare tassista. «Raccontava dei personaggi illustri che aveva accompagnato ovunque e scattò foto di personalità in gita sul Baldo», mostra Cristini. Sposatosi «con la più bella del paese», Carmela Giacomazzi, comprò casa e andò a lavorare alla concessionaria Fiat di Domegliara.Una vita a tutto gas. «Conobbi Silvio Ferri ai gran premi», ricordava Pietro Corradini, «quando discretamente si avvicinò ai box, a noi meccanici e ai piloti. Poi incontrò Enzo Ferrari che divenne il suo mito». Rimarcò Nonno Ferrari prima di morire: «Per me il grande Enzo aveva un debole. Mi teneva sempre accanto durante le gare».Nonno Ferrari girò mezzo mondo. «Ho visto 17 Stati», disse un giorno a Caprino «Sono stato anche in America. Bella, ma niente a confronto con il Lago di Garda: non c’è nulla che lo superi». Era il giorno del novantacinquesimo compleanno e lui non era del suo umore. «Vedo davanti a me gli inferi», disse in un attimo di scoramento. «Però mi piacerebbe che questa casa, questo corridoio con tutte le foto dei miei piloti restassero dove sono». Non potrà più essere così perché la sua casa è ora abitata da qualcun altro, ma allestire una mostra con quelle immagini sarebbe un bel ricordo per tutti.

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