venerdì, Novembre 22, 2024
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Il responsabile provinciale della protezione civile. Campedelli: «Evitare pericoli già corsi in passato»

Operazione antifranesulle pendici del monte

di Sanno installate barriere metalliche paramassi ad alto assorbimento di energia, reti armate a forte resistenza, chiodature, sigilli in resina per sventare una possibile nuova «gran ruina» dal costone del Baldo verso il lago. La Provincia sta per avviare un’operazione di sicurezza da 800 mila euro, studiata per prevenire rischi di frane, crolli di massi e detriti.«Il costone dell’”Hortus Europae” è ad alto rischio di frane, data la natura geologica di questa montagna», spiega Lucio Campedelli, assessore alla protezione civile e dissesti idrogeologici. «Un particolare rilevante che tocca da vicino chi abita e soggiorna qui». Di rovine, in passato ce ne sono state molte e anche eclatanti. Il rischio è latente, va prevenuto e a ciò puntano due progetti appena approvati dalla Provincia, messi a punto dopo mesi di sopralluoghi, studi e simulazioni informatiche dell’Unità operativa (Uo) dissesti idrogeologici, diretta da Campedelli.I lavori partiranno a fine anno in località Piombi, Navene, Martora e Campagnola. Due i progetti elaborati. Uno, da 200 mila euro, interessa il versante sud occidentale del Baldo, a monte di località Dosso Mago, dove nel 2005 sono franati circa 200 metri cubi di roccia che rovinò a valle fermandosi per fortuna sul pendio e nel bosco. Nei punti di distacco la roccia resta instabile, con fratture evidenti sempre monitorate, ma che, anche nel 2006, hanno originato crolli. «Si ovvierà ai problemi stendendo reti paramassi ad alta resistenza e, per consolidare la parete, sarà necessario un altro intervento che Uo e Dipartimento regionale di protezione civile stanno studiando».Il secondo progetto, da 600 mila euro, riguarda l’area a est dell’abitato di Malcesine verso il Baldo, in particolare le località Navene, Martora, Campagnola e ancora Piombi. In questa zona, da sempre, ci sono scivolamenti di massi, anche se la vegetazione e la coltre di detriti, come un materasso ai piedi del versante, hanno spesso mitigato e ridotto l’impatto di quanto poteva finire addosso alle case. Il problema è che la zona è predisposta a scivolamenti e distacchi anche notevoli potrebbero ripetersi. «Si porranno barriere paramassi in acciaio ad altissimo assorbimento di energia, la migliore garanzia di protezione per chi abita ai piedi della montagna». Siamo in un Sito a interesse comunitario (Sic), con vincolo idrogeologico a interesse ambientale: «L’impatto sull’ambiente sarà ridotto al minimo. La sicurezza innanzi tutto», chiude Campedelli.

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