La notizia della supervincita al Totocalcio realizzata da Paolo Bazerla non “infiamma” il paese. O perlomeno così ‘ sembra. Lo stupore per il miliardo e 116 milioni collezionato grazie ad un sistema di tré doppie e una tripla non supera ormai più la soglia di attenzione. Giusto qualche esclamazione colorita e poi il desiderio di non essere disturbati da domande ovvie, per forza di cose, o impertinenti. L’argomento rimane comunque sulla bocca di tutti. Anche dei frati dei Fratelli di San Francesco che lunedì sera, nella chiesa di San Nicolò durante l’incontro dialogato con gli uomini e i giovani nell’ambito della missione parrocchiale, hanno dato la lieta notizia direttamente dall’ambone. Fuori in piazza, il giorno dopo, gli animi sono decisamente meno coinvolti ed eccitati. A ricordare il segno del passaggio della dea bendata in riva al lago la locandina de L’Arena che sventola fuori dall’edicola. La gente stenta a parlare o meglio si scioglie solo a taccuini chiusi. Non mancano allora le prese di posizione. C’è chi stigmatizza la decisione del novello miliardario di uscire allo scoperto, chi lo appoggia e chi invece molto più tranquillamente se ne infischia.Lui, Paolo Bazerla, non vuole assolutamente rilasciare interviste. “Vi ho già raccontato tutto lunedì, adesso basta. Non ho nessuna intenzione di essere preso in giro” e lascia di tutta fretta il negozio di articoli da regalo di corso Umberto I.”Ha ragione, giustifica dietro il banco il fratello Emiliano. A tutta questa vicenda è stata fatta anche troppa pubblicità. Paolo non vuole che si creda che lui abbia gridato ai quattro venti la sua vincita per mania di protagonismo”. Un pensiero che raccogliendo i commenti dei più ciarlieri sfiora pochi, per non dire nessuno. “Certo che ha fatto bene a raccontare agli amici del tredici. Che c’è di male. Sarebbe comunque stato un segreto di breve durata. Non capisco invece perché volete continuare a dare fiato alla vincita. Guardi che non lo dico perché sono amico dì Paolo”, afferma un giovane che preferisce mantenere l’anonimato.Sulla stessa lunghezza molti altri. “Va bene, ha vinto un miliardo. E allora beato lui. Punto e basta. Non vedo cosa ci sia da commentare”, risponde cortese l’ottico di Borgo Cavour. “L’importante è che abbia vinto uno del paese”, sostiene con spirito campanilistico più di un bardolinese. “Peccato che piova sempre sul bagnato”, ribatte pronto qualcun altro.Non mancano i maligni: “Speriamo solo che mantenga le promesse fatte e doni veramente le carrozzelle a Villa Serena”.Alla casa di riposo di via Giacomo Leopardi, a due passi dal Parking Bar dove il neo miliardario è solito fare una capatina, sanno già tutto. “Abbiamo letto ma sinceramente qui il fortunato vincitore non si è ancora fatto vivo”, afferma la madre superiore, una suora polacca che parla perfettamente l’italiano. Non so, forse ha parlato direttamente con il parroco che è il presidente di Villa Serena. Eccome se ci fanno comodo delle carrozzelle. Quelle che abbiamo ci sono state prestate dalla sezione dei Donatori di sangue”. Adesso non rimane che attendere.
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"Vi ho già raccontato tutto lunedì, adesso basta. Non ho nessuna intenzione di essere preso in giro"
“Ora lasciatemi in pace”
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