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La Provincia ha illustrato il suo progetto di sviluppo sostenibile dell’area del basso lago. Tredici comuni interessati: un freno al mattone selvaggio

Parco delle colline, si può fare

Valorizzare e salvaguardare le ricchezze storico-culturali, ambientali-agricole e paesaggistiche del Basso Garda. Come? Mettendo un freno alle aree a più intensa edificazione, in sinergia con le amministrazioni locali e individuando nuovi percorsi valorizzativi: il sentiero della Morena del Garda che da Bozzolo e Solferino arriva sino a Lonato; il Balcone lombardo di interesse regionale che collega il Sebino al Lago di Garda; la tutela delle coltivazioni pregiate; i beni storici e architettonici. Questo il progetto strategico di sviluppo sostenibile delle colline moreniche del Garda presentato ieri dall’assessorato al Territorio della Provincia, in sintonia con il recentissimo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp). L’assessore provinciale al Territorio Maristella Gelmini, presentando il progetto per la salvaguardia del Basso Garda, ha ricordato come esso sia nato «soprattutto dall’esigenza non solo della Provincia, ma in particolare delle amministrazioni comunali di pervenire a una pianificazione comprensoriale di tutto il Basso lago così come è stato fatto per l’Alto lago. Dobbiamo favorire l’integrazione fra salvaguardia dell’ecosistema naturale e storico e la forte presenza delle attività umane». Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che entrerà in vigore definitivamente ad aprile 2004 (al momento è al vaglio dei comuni) era indicata l’esigenza, per il Basso Garda, di interventi più dettagliati vista «la grande valenza paesistica ambientale e il potenziale degrado paesistico». E già la legge regionale 86 del 1983 aveva individuato il sub-ambito delle colline moreniche come area di rilevanza ambientale. Tredici i comuni interessati: San Felice, Puegnago, Muscoline, Polpenazze, Manerba, Moniga, Soiano, Calvagese, Padenghe, Desenzano, Sirmione, Lonato, Pozzolengo. «Tutti questi comuni andranno a costituire, insieme all’Ente Provincia, un tavolo tecnico-politico per decidere e condividere le scelte territoriali strategiche», ha precisato la Gelmini. A settembre il primo incontro, mentre il termine dei lavori è previsto a inizio 2004. «Occorre una “rete ecologica” che dia continuità agli spazi aperti, con aree a verde e “corridoi di natura e memoria”, protezione della “spina a verde” dei cordoni morenici e delle oasi con sbocco a lago», indica l’assessore. E nel progetto sono indicate le oasi di San Fermo, Rocca di Manerba, Monte Corno. Logicamente si dovranno fare i conti con le realtà insediative (residenziali, industriali-artigianali) cresciute in modo costante dal secondo ’900 a oggi. E’ tenendo sempre presente la forte antropizzazione del territorio che si cercherà di potenziare gli agrosistemi, adottando come corsia preferenziale l’agricoltura di qualità (olivo, vite ma anche tartufo e orchidee). Si andranno a tutelare e preservare i centri storici, ma anche il patrimonio di beni storico culturali: palazzi urbani, chiese, castelli, pievi, cascine, «presenze poco conosciute e non adeguatamente valorizzate», precisa l’assessore Gelmini. Tre grandi linee di indirizzo quindi, che tengano conto della forte vocazione turistica della zona, «senza sacrificare altri tipi di attività quali l’agricoltura l’ambiente, il commercio, l’industria». L’ipotesi di lavoro è quella che sta alla base del Ptcp, ha precisato l’architetto Mauro Salvadori: «La trasformazione del territorio deve guardare al rispetto del paesaggio». Gli insediamenti archeologici della zona dovranno essere sfruttati per un turismo di qualità, è invece l’indicazione del professor Gianpietro Brogiolo. Un turismo «non di grandi numeri, ma importanti dal punto di vista qualitativo», ha ribadito Carlo Zani presidente dell’Apt. Soddisfazione anche dai sindaci di Padenghe, Puegnago e dal vice sindaco di Desenzano, presenti ieri in Broletto. Si sono detti contenti del progetto e pronti a collaborare.

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