giovedì, Dicembre 26, 2024
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Il Consorzio del Lugana Doc: «Destino incerto per ben 60 ettari». Modificato il progetto dell’Alta capacità ferroviaria. Previsto il trasferimento di vigneti

Passa il treno, la vigna trasloca

L’impatto ambientale resta pesante, tanto che anche nelle sedi ufficiali si prevede che molti vigneti debbano essere espiantati e trasferiti altrove. Ma ora fa un po’ meno paura il progetto per l’Alta velocità ferroviaria, il cui tracciato è stato ammorbidito nell’ultima versione approvata dal Governo, con notizie discrete anche per l’area del Basso Garda. Il vecchio progetto decretava la distruzione di 60 ettari di vigneti pregiati (il 10% dell’intera produzione di Lugana) sui territori di Desenzano, Pozzolengo e Peschiera. A Pozzolengo, in particolare, erano previsti due interventi inaccettabili: la demolizione della cinquentesca cascina Roveglia e la creazione, su un’area di produzione vitivinicola pregiata in mezzo ai colli morenici, di un «posto di movimento» con un fascio di sette binari per lo smistamento dei treni merci. Proprio qui? Ora le modifiche al progetto, presentate l’altroieri nella sede della provincia di Brescia, alleviano un poco l’impatto sulle coltivazioni. Innanzitutto il «posto» di smistamento verrà realizzato a Montichiari, e non più sui colli morenici. Dunque la cascina Roveglia dovrebbe salvarsi della demolizione. In più, i realizzatori dell’Alta velocità finanzieranno la promozione commerciale del vino Lugana, gli indennizzi ai coltivatori e l’eventuale spostamento di vigneti. Soddisfatti il presidente della Provincia Alberto Cavalli e l’assessore provinciale all’Ambiente, Valerio Prignachi. Qualcosa si è effettivamente ottenuto. Ma le concessioni della Tav saranno un modo per farsi perdonare un impatto comunque pesantissimo. Rimangono a rischio decine di ettari coltivati. «Le modifiche annunciate mi sembrano positive, premiano l’impegno nostro e degli enti locali – dice il presidente del Consorzio produttori del Lugana, Paolo Fabiani, che ironia della sorte è titolare della stessa tenuta Roveglia -. Ma aspetto di vedere il progetto definitivo, e comunque il danno resta grande». È sull’ipotesi più suggestiva, quella di un «esodo» dei vigneti, che Fabiani smorza gli entusiasmi. «Le piante non si possono spostare, perchè le radici sono troppo profonde. Casomai si possono rigenerare: durante l’inverno si prendono le “marze” (tralci di legno vivo della vite), e si formano le “barbatelle”, pianticelle nuove da reimpiantare a terra, che tornano produttive dopo tre anni. Ma per tornare a ottenere un vino sui livelli qualitativi di prima, servono come minimo sette o otto anni. E poi ci vuole il terreno adatto: il Lugana si ottiene dal vitigno Trebbiano coltivato su un terreno che abbia tra il 55 e il 70% di componente argillosa. È il tipico terreno della Lugana, ai piedi delle colline moreniche. Ma di terra adatta ce n’è sempre meno: avanza l’edilizia, avanzano i capannoni, ora l’Alta velocità. Si fa presto a dire “trasferiamo i vigneti”. Non è così semplice». Il messaggio: «Hanno un po’ammorbidito il progetto, e sta bene. Ma dopo questo duro colpo, l’Alta velocità, non potremo sostenerne altri simili. Tutte le istituzioni dovranno avere un occhio di riguardo per una produzione qualificante del territorio» Che non è solo folklore: sono cinque milioni le bottiglie di Lugana prodotte ogni anno, con una quota esportazione del 40% anche in America e in Giappone. È un patrimonio collettivo che, d’ora in poi, dovrà essere più che mai tutelato. Intanto, fra dieci giorni, i Comuni incontreranno i responsabili della cantierizzazione della nuova linea ferroviaria. Si saprà qualcosa di più preciso.

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