L’incubatoio di Bardolino della Provincia punta tutto sul ripopolamento ittico «doc». In questo momento la struttura sta lavorando per immettere nel lago di Garda il ricercato lavarello (o coregone) e il luccio; ma sta anche sviluppando la produzione del pregiato carpione, della trota lacustre; oltre ad alborella e cavedano, tutti pesci sempre più rari e a rischio d’estinzione. Per operare scientificamente si sta sempre più intensificando il rapporto di collaborazione stretto da tempo con l’Istituto agrario di San Michele all’Adige di Trento, specialista in acquacultura e ittiologia. Inoltre è stata siglata una convenzione con la «Cooperativa fra pescatori Garda» che collaborerà nella gestione dell’incubatoio, per anni seguito solo dalla polizia provinciale. Comincia, dunque, un importante lavoro ecologico-ambientale con ricadute anche economiche.«L’incubatoio di Bardolino è uno dei vanti delle strutture provinciali», ricorda il presidente della Provincia, Elio Mosele, che lo ha visitato con l’assessore all’ecologia e alle politiche faunistiche Luca Coletto, il dirigente Ferdinando Cossio e Ivano Confortini, biologo responsabile del Servizio caccia e pesca. «Questa struttura produce specie ittiche solo per il lago di Garda, dando così un valido supporto alla pesca, attività economica che sta attirando anche giovani leve», nota Mosele.«La Cooperativa dei pescatori di Garda, inoltre, si occupa anche di lavorazione del pescato, con uno stabilimento e un punto vendita. L’attività ittica sul lago è dunque in crescita e la Provincia intende fare del suo meglio per sostenerla».Per ottenere risultati sempre più soddisfacenti è fondamentale collaborare: «Servono almeno quattro ore di lavoro al giorno per mantenere efficiente l’incubatoio, operazioni finora svolte esclusivamente dalla polizia provinciale», spiega Mosele. «Abbiamo così siglato una convenzione che affida alla cooperativa funzioni di supporto nella gestione».Confortini precisa cosa si sta facendo per la riproduzione: «Il lavarello (o coregone), la specie di maggiore interesse nel lago di Garda, sarà immesso tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo», spiega. «L’obiettivo è di applicarsi anche sulla sperimentazione e la produzione del carpione, un vero endemismo benacense dato che in tutto il mondo è presente solo sul Garda, e della trota lacustre», precisa. «Come per altre specie, per l’approvvigionamento delle uova, ci avvarremo di pescatori professionisti da noi autorizzati, in deroga al divieto di cattura legato ad alcuni periodi. Già l’anno scorso», ricorda, «abbiamo attivato una convenzione con le Province di Brescia e autonoma di Trento che ha lo scopo di salvaguardare e incrementare la trota lacustre con iniziative concertate. Da uova fornite da riproduttori, catturate con l’elettro-stimolatore nel Sarca, abbiamo prodotto e poi immesso nel lago alcune migliaia di trotelle lacustri».Solo la tecnica delle fecondazione artificiale potrà garantire la sopravvivenza di queste specie dall’estinzione: “Nell’incubatoio si produrrà cioè materiale di qualità partendo da uova e sperma ricavati dai riproduttori da pesci catturati nel lago grazie a pescatori professionisti. Eviteremo così di acquistare esemplari per il ripopolamento ed avremo pesce proveniente proprio dal bacino del Garda”.E l’arborella? “Dovremo prevedere una più precisa regolamentazione della pesca e interventi specifici mediante la messa in posa di ‘letti di frega’ costituiti da ghiaia pulita ove questi pesci potranno deporre le loro uova”.
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Il presidente Mosele: «Una struttura necessaria per garantire il sostegno a un’attività tipica dell’economia sul Garda»