Settembre è il mese ideale per godere il lago dal lago, navigando in battello e lasciando alle spalle il traffico, il caos, le code. Fra lo sciacquio delle onde, come in un teatro naturale, scorrono davanti agli occhi il castello di Sirmione con le grotte di Catullo, il golfo di Salò chiuso da un lato dalla lussureggiante isola del Garda e dall’altro dal dannunziano Vittoriale di Gardone Riviera. Si può godere l’incantevole paesaggio delle limonaie strappate alla roccia da Gargnano fino a Limone per raggiungere il castello imperioso e solitario di Malcesine. Più vicino a noi, poco distante da Garda, c’è la leggiadra punta di San Vigilio immersa fra ulivi e cipressi e ancora le popolose cittadine e i piccoli borghi dei pescatori sparsi sulle rive, con i loro castelli, le mura diroccate e le storie antiche che ancor oggi si respirano fra le vie di pietra e di mattoni. Insomma il lago visto dal lago è davvero tutta un’altra cosa.Intanto la nave va, direbbe Fellini. E bordeggia i porticcioli, le spiagge con gli ultimi turisti, i rami morbidi dei salici piangenti che dondolano sui terrazzi.IDEA AUSTRIACA Il primo piroscafo che solcò queste acque fu l’Arciduca Ranieri, 400 quintali di portata, 28 cavalli di potenza, varato il 7 luglio 1827. Il nome di questa imbarcazione era un esplicito omaggio all’arciduca Ranieri d’Absburgo, nato a Milano pochi giorni prima, e l’inaugurazione delle prime tratte (così si chiamano in gergo marinaro i percorsi) fu festeggiata dagli scolari di tutte le scuole del lago con poesie, odi e sonetti.Tutti gli abitanti dei poveri Comuni benacensi, costretti sino ad allora a una modesta economia agricola (coltivazioni di uliveti e agrumeti) o all’ancora più povera risorsa della pesca, intuirono che i collegamenti quotidiani potevano favorire i commerci e alimentare, via acqua, quella rete di traffici redditizi, altrimenti difficilmente praticabili.Le strade di allora erano più che altro sentieri e tratturi, percorsi angusti, che richiedevano ore faticose e soleggiate a dorso di mulo. Le maestranze, assunte a centinaia, contente di poverissime paghe, dovevano essere celermente trasportate. E così pure le mercanzie prodotte, i clienti e gli ispettori in visita, i commercianti. Nasceva dunque per il lago, grazie alla navigazione sulle sue acque, una nuova e grande opportunità di sviluppo che oggi scorre davanti agli occhi dei passeggeri seduti sui ponti panoramici dei battelli.E non si tratta di battelli qualunque. Sottolinea con legittimo orgoglio Marcello Coppola, ingegnere, direttore della Navigarda: «Solo sul lago di Garda è possibile godersi una crociera con un piroscafo più antico del leggendario Titanic».Il battello in questione si chiama Zanardelli e fu costruito nel 1903 nei cantieri Escher Wiss di Zurigo. È una nave raffinata, lunga 50 metri, con molti arredi della Belle Epoque e che fu varata a Peschiera il 25 settembre 1903. Tre anni prima, nel 1900, sempre a Peschiera era stato varato un altro battello, il Baldo, realizzato dai cantieri Odero di Genova.Lo Zanardelli, ancor oggi viaggiante, può trasportare più di 500 passeggeri e vanta una sala da pranzo immensa, con 160 coperti. Anche la potenza di questa secolare imbarcazione, che un tempo funzionava con caldaie a vapore e oggi è spinta da due motori diesel, è tutt’altro che trascurabile e sviluppa 341 Kw permettendo una buona velocità di crociera.I battelli della Navigarda hanno scritto capitoli di storia. Sui loro ponti salirono personaggi come il re Vittorio Emanuele di Savoia, Nietzsche, il premier inglese Winston Churchill, i poeti Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli e David Herbert Lawrence, il fisico Enrico Fermi, il filosofo Andrè Gide e dozzine di politici, statisti e personaggi dal sangue blu. Lawrence, l’autore dell’Amante di Lady Chatterly, giunse sul lago di Garda, vicino a Riva, sul finire del 1912 in compagnia di Frieda, già sposata e figlia del barone tedesco von Richtofen. I due, sfidando le rigide convenzioni dell’epoca, avevano abbandonato l’uno il lavoro, l’altra la famiglia per vivere il loro amore in libertà. A Riva soggiornarono per un breve periodo a Villa Leopardi, poi si trasferirono, via battello, a Gargnano. Anche Kafka amava la navigazione lenta sui piroscafi a pale sui quali viaggiò per due volte, nel 1909 e nel 1913. Frequentava il Sanatorium di Riva e alloggiava all’hotel Bellevue. Lo rilassava ammirare quei profili bianchi che tagliavano con delicatezza le onde e più volte scrisse che nulla era più efficace per curare la cefalea e l’insonnia.I SONNI DI BRAHMS Altro amante dei nostri cari vecchi battelli fu Thomas Mann. Seduto sul ponte superiore dei battelli a vapore, ammirava il paesaggio circostante, per poi scrivere, dopo un periodo di inquietudine, come fosse bello ritrovarsi «in questa quiete assoluta, dolce, sussurrante e sciabordante, racchiusa da monti severi».Alla fine dell’Ottocento il compositore Johannes Brahms, appassionatosi alla navigazione proprio sul piroscafo di linea Benaco, fu protagonista di un incidente diplomatico. Non pago di solcare il lago sui battelli di linea, aveva osato di più, spingendosi al largo da solo su un’imbarcazione presa a nolo dai marinai locali, che più e più volte avevano insistito per accompagnarlo, ottenendo puntualmente un garbato diniego. Ma navigare non era come comporre note sullo spartito. Per giunta, anche su questa autorevole personalità il lago esercitava una potente azione rilassante. Sia come sia, nell’autunno del 1880 Brahms si addormentò all’ombra della vela mentre la barca attraversava, ingovernata, i confini di Stato, all’epoca segnati da un’ipotetica linea a congiungere le località di Limone (sponda bresciana) con quella di Tempesta, subito dopo Malcesine, verso Torbole. Intercettato dalle guardie, Brahms ebbe un bel daffare per spiegare il perché e il percome, convincendo alla fine che si era trattato di un incidente.FASCINO ODIERNO In epoche più recenti, i battelli della Navigarda (e in particolare la motonave Brennero) furono attrezzati come base operativa di importanti spedizioni scientifiche condotte dall’oceanografo Jacques Piccard. Oggi tutti possono godere il fascino di queste imbarcazioni entrate per un verso o per l’altro nella leggenda. Il piroscafo Italia (classe 1908) viene utilizzato sulle corse di linea tutti i giorni, salvo eccezioni del tutto particolari. E fu proprio lui, l’Italia, il protagonista di una storia che sembra scritta da Edmondo de Amicis. Perché a volte il caso si diverte a intrecciare i fatti, le cose, i destini. Alla vigilia della Liberazione, mentre a Verona i tedeschi in ritirata verso il Brennero — nonostante le solenni promesse degli alti ufficiali — si preparavano a distruggere i ponti sull’Adige, sul lago di Garda, nella notte fra il 22 e il 23 aprile, i militari del Terzo Reich affondarono con cariche di tritolo tutti i battelli del Garda. L’Italia, che era stato affondato il 18 gennaio 1945, venne recuperato con una solenne cerimonia quattro anni dopo, il 24 settembre 1949. Per un altro gioco delle fatalità, fu proprio il piroscafo Zanardelli a rimorchiare l’Italia fino ai cantieri di Peschiera, rendendogli il favore di qualche anno prima, quando era stato lui a essere colpito, a Limone, dalle bombe nemiche e portato al sicuro proprio dall’Italia.
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