Si è svolta a Riva del Garda, alla presenza del sindaco Cristina Santi, la cerimonia di posa delle pietre d’inciampo del Comune di Riva del Garda, alla quale prenderanno parte il sindaco Cristina Santi e parte della Giunta municipale con .
Presente, oltre ai referenti dell’ANPI e del MAG, anche Gunter Demnig, l’artista tedesco che le ha ideate con lo scopo di contrastare il negazionismo e il revisionismo storico legati agli eccidi dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Le pietre d’inciampo del Comune di Riva del Garda sono l’esito di un processo di partecipazione chiamato “Bilancio partecipato”, con il quale la cittadinanza ha potuto proporre interventi e iniziative di interesse collettivo, che sono state poi sottoposte a una votazione online. Nel 2018 il progetto più apprezzato è stato quello delle pietre d’inciampo, proposto dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia da un’idea di Tiziano Grottolo. L’iniziativa è stata curata dal Museo Alto Garda attraverso un progetto articolato in due distinti filoni: da una parte alcune targhe per commemorare i combattenti caduti nella battaglia di Riva del Garda tra aprile e maggio del 1945 (il progetto è in fase di conclusione), dall’altra le pietre d’inciampo per ricordare le persone perseguitate e uccise dal regime nazifascista a causa del loro orientamento culturale, religioso, sessuale, della provenienza o per la disabilità.
Le pietre d’inciampo sono piccole formelle in calcestruzzo sopra le quali viene posta una targa in ottone recante una serie di informazioni sulle vittime delle persecuzioni. A essere ricordati, oltre agli ebrei, sono anche tutti coloro che sono stati perseguitati dai nazisti per motivi religiosi, etnici, culturali, sessuali, politici o perché disabili fisici e mentali. Generalmente la pietra d’inciampo, che riporta in maniera sintetica informazioni quali nome, cognome, date di nascita, arresto, deportazione e morte, è posta nei pressi dell’abitazione o del luogo di lavoro della vittima. Si tratta di un importante segno di memoria diffusa, dato che a oggi se ne contano oltre 70 mila in 24 Paesi, tra cui l’Italia. In quanto marchio registrato, un rigido protocollo stabilisce sia le condizioni necessarie affinché una persona possa essere ricordata nelle pietre di inciampo, sia le procedure per il posizionamento, per il quale è previsto un lungo periodo di attesa dovuto all’elevato numero di richieste (http://www.stolpersteine.eu/en/steps/).
Il progetto “Posa di pietre di inciampo nel territorio comunale di Riva del Garda” è stato coordinato dal Museo Alto Garda in collaborazione con l’ANPI Sezione Alto Garda e Ledro e con il Laboratorio di Storia di Rovereto, ente che dal 1989 si occupa di temi legati alla storia contemporanea del territorio trentino attraverso numerosi studi e pubblicazioni.
La ricerca, condotta da Novella Volani e resa possibile anche grazie alla proficua collaborazione con studiosi di altre istituzioni pubbliche e private, parenti delle vittime e dipendenti degli uffici comunali di Riva del Garda e dei territori di provenienza delle vittime, ha permesso di individuare i nominativi delle persone a cui, secondo il protocollo stabilito da Gunter Demnig, è possibile dedicare le pietre d’inciampo e i luoghi in cui posizionarle all’interno del Comune di Riva del Garda.
La maggior parte delle pietre rivane è dedicata ai “Martiri del 28 giugno 1944”, ovvero ai componenti della Resistenza trentina contro l’occupazione nazista del “Alpenvorland” (territorio che comprendeva le province di Trento, Bolzano e Belluno) che furono prelevati dalle proprie case e giustiziati sommariamente a seguito di una vasta e feroce operazione di polizia condotta dai tedeschi contro il movimento di Resistenza trentino. A Riva del Garda furono trucidati Enrico Meroni, Eugenio Impera, Antonio Gambretto e Augusto Betta; vennero arrestati Giorgio Tosi, Gastone Franchetti (catturato il 29 giugno) e Remo Ballardini (al posto del figlio Renato, irreperibile). Gastone Franchetti fu fucilato in agosto a Bolzano, mentre Remo Ballardini morì in ottobre, appena liberato, in seguito alle sevizie subite durante la carcerazione.
Questa estesa operazione raggiunse anche altri centri dell’Alto Garda, tra cui Arco (vittime furono Giuseppe Marconi, Federico Toti, Giovanni Bresadola e Giuseppe Ballanti), Nago (vittima Gioacchino Bertoldi) e Limone sul Garda (dove furono arrestati Franco Gerardi, trucidato poco dopo durante il suo trasferimento a Riva, e Giuseppe Porpora, fucilato in agosto a Fonzaso), ma anche Trento (dove furono arrestati Gianantonio Manci e il suo segretario Mario Agostini), Rovereto (dove furono arrestati Giuseppe Ferrandi e Silvio Bettini Schettini, mentre il fratello Angelo Bettini, fu assassinato nel proprio studio) e Pergine (dove fu arrestato di Gino Lubich).
Nessuno degli arrestati e degli uccisi fu sorpreso con le armi in pugno o affrontato durante azioni militari, ma anzi alcuni di loro furono assassinati nei propri letti. Nelle zone interessate, inoltre, non erano stati effettuati atti di sabotaggio tali da scatenare una reazione così violenta da parte degli occupanti. Si trattò a tutti gli effetti di una strage pianificata per stroncare sul nascere il movimento resistenziale.
Tra tutti i casi esaminati relativi ai “Martiri del 28 giugno 1944” solamente sei (Enrico Meroni, Eugenio Impera, Antonio Gambretto, Augusto Betta, Gastone Franchetti e Remo Ballardini) al momento dell’arresto abitavano o lavoravano a Riva del Garda, rientrando quindi nella casistica per la posa delle pietre di inciampo a Riva del Garda.
Le altre pietre rivane sono dedicate ai deportati nel Lager tedeschi, come Vincenzo Cicala, deportato a Mauthausen nel 1944 per poi essere assegnato al sottocampo di Melk, dove morì il 29 gennaio 1945, e ai membri della Resistenza, come Antonio Bosco, disertore della Flack (antiaerea nazista) e giustiziato nel carcere di Bolzano il 29 agosto del 1944.
Dopo un’attesa di circa due anni, dovuta ai lunghi tempi richiesti dalla procedura, ulteriormente dilatati dalla pandemia, sarà possibile finalmente concludere il progetto. La cerimonia prenderà avvio alle ore 15 in viale Roma n. 20, dove sarà posata la pietra dedicata a Remo Ballardini, per poi proseguire in viale Carducci (Eugenio Impera), viale Pernici (Antonio Gambaretto), viale Martiri del 28 Giugno (Enrico Meroni e Augusto Betta), viale Pernici (Gastone Franchetti) e via del Marocco (Vincenzo Cicala e Antonio Bosco).
La posa delle pietre di inciampo costituisce un ulteriore approfondimento di questi temi e di questo preciso momento storico da parte del MAG, come ricorda il direttore Matteo Rapanà: “Il Museo organizza abitualmente visite guidate alle sezione di storia contemporanea, dove è presente una sezione dedicata sia alla vicenda dei Martiri del 28 giugno, sia alla battaglia dell’Alto Garda. Nell’immediato futuro, in collaborazione con gli enti coinvolti nel progetto, abbiamo in programma di organizzare alcuni momenti di divulgazione culturale e sensibilizzazione, nei luoghi in cui sono posizionate le pietre di inciampo, al fine di riflettere in chiave passata e presente sulle tematiche delle persecuzioni e dell’esclusione”.
“L’identità e i valori della nostra città si fondano anche sui tragici fatti storici della Seconda guerra mondiale – dice il sindaco Cristina Santi – che hanno lasciato una ferita e un trauma ancora oggi vivi nella collettività. Fatti dai quali discende per Riva del Garda una particolare attenzione e una spiccata sensibilità verso i temi della libertà e della democrazia. Questa iniziativa è un doveroso atto di memoria rivolto alle persone che subirono le discriminazioni e la violenza insensata del nazismo, ai loro familiari e a tutti noi. In particolare alle giovani generazioni: proprio i ragazzi e le ragazze, infatti, è bene possano riflettere sull’importanza di avere cura della democrazia e della libertà, di difenderle e tutelarle, perché sono una conquista preziosa che è costata, solo un’ottantina di anni fa, tanto dolore e grandi sofferenze, quando non la vita, a molti loro coetanei”.