Così, Elena Ledda, presidente dell’Ateneo di Salò, ha presentato il volume:
«Agli studi qui pubblicati ne seguiranno altri su carità, assistenza, istruzione, cultura, temi affiorati dalle carte dei ricchi archivi della Riviera e del Comune, risistemate grazie ad un assiduo lavoro iniziato negli anni ‘90». Così scriveva Gian Pietro Brogiolo nell’introduzione al secondo volume, da lui curato, della serie Storia di Salò e Dintorni, La Magnifica Patria (1336-1796). Società, arte, devozione e pandemia, pubblicato nel 2020.
A distanza di un anno, l’Ateneo di Salò rende ora pubblici questi studi, dando vita al terzo libro della raccolta che porta l’icastico titolo Nella “Capitale” della Magnifica Patria. Le ragioni e la fatica del vivere.
Nuove tessere si aggiungono, dunque, a quelle precedenti per completare il vivido, suggestivo mosaico rappresentativo della nostra città e del suo territorio sotto la giurisdizione della “Serenissima”, durata quasi quattro secoli. Sono tasselli storiografici, spesso inediti, che raccontano di “rare, struggenti e care cose di un lontano passato” in grado di farci rivivere momenti ed eventi importanti, di condividere umori, passioni e sentimenti di personaggi celebri o meno noti, ma non certo meno importanti, che hanno lasciato tracce profonde nei nostri luoghi. Sono sostanze vive e memorie concrete di una storia che vuole essere narrata per aiutarci a comprendere la comunità del presente, incastonata nell’infinitamente diverso paesaggio del ventesimo secolo, e offrire spunti di riflessione per quella del domani.
Merito dei due autori, Liliana Aimo e Giuseppe Piotti, l’aver saputo scandagliare, con competenza, tra gli innumerevoli documenti archivistici per raccogliere le testimonianze più rilevanti e poi tesserle in quadri unitari che ci restituiscono spaccati di vita sociale, religiosa, civile e culturale in cui l’atmosfera che si respira pare fatta, direbbe Papini, «di luce palpabile e magica».
Quella che ci appare è dunque una “città di pietra” e al tempo stesso una “città di vita”, con le sue realtà materiali (le chiese, i monasteri, il teatro, le scuole) e l’intelaiatura, meno appariscente ma imprescindibile, delle strutture organizzative, degli apparati amministrativi, politici, giuridici, educativi. Ma è soprattutto una “città da vivere”, in tutta la sua bellezza e operosità, anche quando gli eventi avversi tentano di scalfirla.
Negli undici capitoli analitici di questo libro che presentano icasticamente i fatti accaduti, senza mai cedere e nulla concedere a un astratto o troppo erudito itinerario, emerge un lavoro di ricerca accurato che non si limita allo studio e all’interpretazione delle carte esaminate, legate prettamente alla storia locale e attorno alle quali si sviluppano tesi suffragate, ma offre sicuri riferimenti anche alla storia generale di quell’epoca che sono di grande ausilio per valutare l’importanza o l’unicità di taluni accadimenti.
Il volume, dunque, nella sua ampia gamma di questioni affrontate e ricostruite, anche iconograficamente, al di fuori di ogni suggestione oleografica ed anzi con un impegno di revisione critica, viene a svolgere una duplice funzione: quella di contribuire alla ricostruzione del percorso storico di Salò in un periodo di particolare prestigio economico e politico, di grandi intuizioni ma anche di fallimenti, e quella di arricchire il quadro storiografico dei rapporti con la Repubblica marciana, in termini non solo di maggiori conoscenze, ma anche di una evoluzione dei paradigmi e criteri interpretativi utili a indirizzare e stimolare nuovi filoni di ricerca”.
Gianpiero Cipani, sindaco di Salò aggiunge:
“Salò è una città ricca di persone e associazioni che fanno della curiosità il motore della loro vita e delle loro iniziative. Esemplare, da questo punto di vista, l’Ateneo, che da secoli anima un concerto di menti e di idee e ancora oggi, nonostante le difficoltà contingenti, non cessa di proporre nuovi prodotti e nuove vie di ricerca.
La “Storia di Salò e dintorni”, di cui viene presentato ora il terzo volume, è un esempio luminoso della mobilitazione culturale di cui è stata capace l’accademia salodiana: una ricostruzione interdisciplinare del lungo cammino della nostra comunità nei secoli, realizzata utilizzando e valorizzando soprattutto il grande patrimonio documentario di cui Salò è dotata.
Questo mi sembra il significato fondamentale dell’opera, in quanto viene a scoprire un tesoro, il nostro patrimonio archivistico, in cui si è depositata la storia di Salò e del territorio della Riviera e che le Amministrazioni Comunali hanno prima, tra XIX e XX secolo, difeso e conservato, e poi nell’ultimo trentennio messo in valore. L’Ateneo, perciò, ha saputo sintetizzare ed esprimere sul piano scientifico l’ormai secolare attenzione che il Comune di Salò ha dedicato alle memorie di cui è custode ed ha colmato un vuoto di cui da tempo si sentiva il peso.
Ringrazio, perciò, il nostro Ateneo per il suo impegno e ringrazio in particolare i due autori che hanno dato vita al volume, i quali tra l’altro sono anche protagonisti del gruppo archivistico dell’ASAR. Il loro lavoro contribuisce a completare l’immagine della nostra città in epoca veneta e ci convince una volta di più che i valori che distinguono Salò e la Riviera non sono da ricercare solo nei talenti naturali del territorio, ma anche nella prestigiosa storia che l’ha interessato e che ha lasciato tracce che dobbiamo non solamente conservare, ma anche valorizzare e far conoscere.
Credo che sia compito dell’Amministrazione Comunale porre le basi materiali ed organizzative perché questo fiorire di ricerche e di pubblicazioni possa continuare ad arricchirci di conoscenza dei talenti che abbiamo ricevuto dal passato, ma anche fare del nostro patrimonio storico, dai documenti ai monumenti, un punto di forza dell’immagine che la nostra città offre al mondo”.
Infine Giuseppe Piotti, curatore dell’opera, nella sua introduzione ricorda:
“Questo terzo volume della Storia di Salò e dintorni è interamente dedicato allo studio della società salodiana in Età Moderna. Abbiamo voluto entrare, per così dire, nel cuore pulsante della città nei secoli della dominazione veneziana, condividere la vita dei suoi abitanti, sentir vibrare i sentimenti, le passioni, le contraddizioni, i conflitti che hanno animato la storia di Salò e ne hanno costruito l’identità. L’uso del termine “capitale” è ovviamente improprio, ma vuole rappresentare da un lato la vivacità della comunità cittadina dal punto di vista economico, politico, culturale, religioso, sociale e d’altra parte la consapevolezza maturata nella classe dirigente salodiana di rappresentare la punta di diamante e il motore della Comunità di Riviera. Questa coscienza di sé ha spinto talvolta i salodiani ad assumere iniziative anche temerarie per accreditare e segnalare la supremazia della loro città sugli altri centri della Magnifica Patria, come bene illustra Liliana Aimo nel primo saggio del volume, in cui si parla dei reiterati tentativi di erigere la chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunziata in chiesa cattedrale, centro di quella che avrebbe dovuto essere la diocesi della Riviera.
Il secondo versante del volume è l’attenzione alle contraddizioni e ai conflitti che hanno attraversato la società salodiana, spesso funestata da un alto tasso di violenza, turbata dalla contrapposizione di fazioni, appesantita, come in genere la società dell’Età Moderna, da una diffusa povertà e dal sempre incombente rischio della pauperizzazione.
Gli ultimi saggi del volume intervengono proprio su queste tematiche, studiando le quali si vede emergere la sofferenza che ha accompagnato l’esistenza di molti nostri antenati, dagli ebrei un tempo presenti in città e in Riviera e poi cacciati nel XVI secolo con il contributo attivo dei salodiani, agli innumerevoli poveri che la ricca economia del refe non riusciva ad evitare o essa stessa produceva. Si tocca il tema delle fazioni contrapposte, del cui accanimento rimane vittima Bersanino Guizzerotti, che morendo lascerà un impareggiabile esempio di affetto per la propria città, permettendo con un lascito testamentario la nascita di quello che diventerà il maggior Monte di Pietà locale. Infine verrà alla luce un momento cruciale e potenzialmente distruttivo della vita dell’istituzionale salodiana, che consiste nel travagliato passaggio dalla vicinia al consiglio degli Ottanta come organo di governo della città; e, in occasione di questa difficile partita, emergerà una sorda, ma persistente e potenzialmente pericolosa contrapposizione tra il borgo di Salò e le frazioni, che sul finire del XVI secolo protestano per la loro presunta emarginazione attuata dai salodiani.
Gli autori si offrono in queste pagine di accompagnare il lettore per strade dell’antica “capitale” della Magnifica Patria, facendo percepire le gioie e i dolori dei salodiani di un tempo che fu”.
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