I resti della galea veneziana, giacenti dal 1509 sui fondali del lago di Garda, fino a pochi anni or sono erano stati considerati gli unici esemplari esistenti al mondo del naviglio della Serenissima del XV secolo. Ma a far perdere a Lazise la primogenitura e a spostare i riflettori dell’archeologia marina dal Garda alla laguna di Venezia fu il ritrovamento, nel 1997, di due imbarcazioni antiche a ridosso dell’isolotto di San Marco in Boccalama: rimaste per sei secoli sommerse sotto le acque lagunari e portate poi alla luce, seppure per una manciata di giorni, nel settembre di due anni or sono. Ma l’interesse per il relitto di Lazise si è riacceso con la presentazione, avvenuta nella mattinata di ieri al centro La Meridiana, di un progetto a cura del ministero dei Beni Culturali che ha come obiettivo da una parte il completamento delle ricerche, rimaste bloccate nel 1997, e dall’altra un’ attenta rilettura e valorizzazione di quanto è stato finora già acquisito. Si tratta in definitiva, secondo quanto è stato sottolineato dal dottor Luigi Pozzati della Sovrintendenza Archeologica per il Veneto Nausicaa, «di ricomporre in un organico quadro d’insieme, tutto ciò che concerne il relitto e di costruire il presupposto logico per un eventuale recupero». Il progetto si articola in tre fasi: nel prossimo mese di settembre ci saranno i primi lavori rivolti al completamento delle indagini archeologiche subacquee relative all’ architettura navale del relitto. Fase, questa, che consentirà di produrre nuova documentazione video – fotografica, di effettuare dei prelievi sul legno per analisi e soprattutto di eseguire un rilievo fotogrammetrico dell’intero scafo lungo oltre 30 metri, nonché un rilievo diretto di alcuni elementi strutturali. Il tutto poi raccolto in una pubblicazione (prevista a dicembre); una monografia che contempli tutte le conoscenze relative al relitto e alla sua storia. Il relitto giace a una profondità compresa tra i 24 e 27 metri su un fondale fangoso, a circa 500 metri dal porto nuovo di Lazise. L’ultima operazione sarà rivolta alla sistemazione dei nuovi reperti, nonchè di quelli recuperati nelle campagne precedenti, terza fase, questa, prevedibile nella prossima primavera, con possibilità di allestire una mostra fotografica, preludio alla musealizzazione di tutti i reperti in una nuova cornice espositiva. Oltre a Luigi Pozzati, incaricato per la sezione scientifica, a comporre l’équipe archeologica di ricerca saranno Massimo Capulli per la direzione tecnica, Mauro Bondioli per la consulenza storico – navale, Giorgio Merighi per la documentazione fotografica, Dario Silenzi per l’esecuzione dello scavo e assistenza ai rilievi e la Edil Quattro Srl per l’assistenza logistica. Obiettivo primario dell’iniziativa è quello di realizzare una monografia, com’è stato sottolineato sia dal sindaco di Lazise Renzo Franceschini che dagli altri intervenuti alla presentazione del progetto: l’onorevole Alfonso Fratta Pasini, il senatore Umberto Chincarini e il direttore del Museo Navale di Venezia, Ronconi, tutti entusiasti per l’iniziativa con abbinato al pubblico alcune imprese private (Nautica Casarola, Edil Quattro e Vinature Produce cooperativa di produttori agricoli di Cadidavid). Riflessioni ci sono state in merito alle problematiche che comporta non tanto il recupero, quanto la conservazione dei manufatti.
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La galea della Serenissima diventa una monografia. In arrivo nuove ricerche subacquee e un museo con i reperti