domenica, Dicembre 22, 2024
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Verso il 1860 il podestà Prospero Marchetti appaltò a Giacomo Danielli il servizio di illuminazione pubblica arcense

Quando c’è la luna piena, le lanterne restano spente

Il primo dei due Marchetti di nome Prospero, quello cui è intitolato il rifugio sullo Stivo, s’impegnò nella seconda metà dell’Ottocento per promuovere migliori condizioni di vita per la collettività: fece costruire la rosta lungo il Sarca al prato della Fame, mandò il medico condotto a verificare le condizioni igieniche nelle case dei contadini, dettò regolamenti per i banchetti di vendita al mercato (escludendo quelli che esponevano frutta malmatura o comunque immangiabile). Romano Turrini, racconta anche, nel volume dedicato ai settant’anni della Sat arcense, della sua ordinanza sulla pubblica illuminazione. Nelle vie di Arco c’erano 35 lanterne ad olio, a stoppino doppio. Prospero Marchetti s’accordò con Giacomo Danielli per la loro quotidiana accensione, secondo un cerimoniale accuratissimo. Danielli doveva accenderle tutte le sere tranne quelle comprese fra il primo quarto e la luna piena, quando si poteva risparmiare visto che a cancellare il buio pesto ci pensava il Padreterno. Ma non basta: nelle due sere successive al plenilunio lo spegnimento delle lanterne poteva essere anticipato al momento in cui sorgeva la luna; mentre nelle giornate vicine al primo quarto era sufficiente che l’accensione avvenisse dal momento in cui la luna, ultimato il suo corso nel cielo, spariva dietro il Tofino. Se qualche lanterna fosse stata trovata spenta quando doveva essere in funzione, oppure se avesse «tramandato languido lume», era prevista una trattenuta di 20 carentani sul compenso dell’appaltatore. Tutto questo significa almeno due cose: conoscevano quasi come astronomi le fasi lunari, con gli orari relativi e differenti in cui l’astro scollina da est ad inondare di luce la Busa; ed il bene pubblico comprendeva anche il risparmio d’un cucchiaio d’olio, da non consumare quand’era possibile arrangiarsi diversamente. Oggi accade il contrario: il consumo notturno di energia elettrica è promozionato dall’Enel che non può diminuire la produzione nemmeno quando non sa che farsene del prodotto.

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