sabato, Dicembre 21, 2024
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I Volontari del Garda riportano a galla da 130 metri uno scafo. L’operazione, portata a termine con un piccolo robot, ha richiesto settimane di paziente lavoro

Recupero record dal fondo

Un motoscafo che giaceva a 130 metri di profondità, sulla sponda veronese, è stato recuperato dal nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda. Si tratta di un’operazione straordinaria, compiuta nelle settimane scorse, e illustrata l’altra sera nella sede del gruppo a Cunettone di Salò.L’imbarcazione, di notevoli dimensioni, affondata la scorsa estate, era stata individuata grazie alle ricerche di un Rov, ovvero un piccolo robot subacqueo dotato di telecamera, di proprietà di Angelo Modina, un documentarista di Toscolano Maderno. Grossi i problemi da risolvere prima del recupero: come e dove agganciare il relitto? come portarlo in superficie senza dover impiegare mezzi costosi? Trattandosi di uno scafo in legno di più di 40 quintali di stazza, diventava importante scegliere con cura i punti di aggancio, per evitare di ritrovarsi in mano solo il motore. Bisogna inoltre evitare che le funi del Rov vadano ad attorcigliarsi. Così i sommozzatori cominciano a provare e riprovare, correggendo di volta in volta il tiro, calibrando ogni piccolo movimento del braccio meccanico, riformulando in base alle circostanze i piani e le procedure di manovra.Dopo due settimane di lavoro, uno dei ganci è stato collocato al posto giusto, ma la corrente sul fondo ha coperto gli assi dell’elica. Purtroppo l’altro gancio va ad infilarsi in una posizione troppo rischiosa, piegato, e con un cordino attorcigliato. Le operazioni durano intere giornate, e ricordano i tentativi della Nasa di far muovere il famoso Mars Pathfinder sulla superficie su Marte. Numerose le manovre. Millimetriche. Finchè lo scafo è vincolato nei punti buoni, e le corde necessarie arrivano fino in superficie.Da qui in avanti l’impegno diventa più agevole. Vengono usate le tecniche di recupero con i palloni aerodinamici, facendo scendere i sub a quote non pericolose, e sempre in curva di sicurezza, per evitare decompressioni. Lo scafo è portato a pochi metri, e qui lasciato per la notte, data l’ora tarda per trainarlo a una gru. Cosa che avviene al mattino successivo.«Il recupero a 130 metri non ha uguali sul lago di Garda», dicono Mauro, Valerio e Angelo. Sull’operazione è stato realizzato un documentario, con immagini di grande effetto.

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