La chiesa di san Bernardino, a Salò, è tornata a farsi ammirare dopo gli interventi che l’hanno messa in sicurezza a seguito del terremoto del 2004, dopo i restauri dei suoi grandi teleri e dopo il rifacimento completo del pavimento, che ha visto sostituire le vecchie mattonelle di graniglia del primo Novecento con le lucide losanghe marmoree di Botticino e di rosso Verona.
Non so se questa sia da considerarsi l’ultima fatica che il parroco abbia voluto affrontare prima di lasciare la Parrocchia di Santa Maria Annunziata per raggiunti limiti di età. Certamente la sua laboriosità e il suo impegno per la “pietra” lo si ritrova in molte cose alle quali egli si è dedicato nei suoi tanti lustri di ministero a Salò. Ma il motivo per cui diamo notizia di queste vicende è dovuto soprattutto al bel testo, che Noemi Gualtieri ha ricavato dalla propria tesi di laurea, sulla chiesa in questione, recentemente pubblicato, che ci porta un ventaglio di notizie davvero interessanti.
Grazie, dunque, a questo agile opuscolo possiamo farci un’idea dei risvolti sociali e religiosi di Salò attraverso i secoli che vanno dal 1476 (anno di fondazione della chiesa) a tutto il Novecento. Di sicuro interesse è la breve ricostruzione dell’incidenza avuta dal francescanesimo in territorio gardesano e, quindi, anche salodiano. Chiesa di san Bernardino e convento sorgono fuori della città murata, tra le abitazioni di periferia, in riva al lago, quali avamposti di spiritualità per chi viene da fuori ed è diretto alla Salò mercantile e dei servizi.
Nonostante la ristrettezza dei mezzi, e nonostante la concomitante realizzazione del Duomo, iniziata nel 1453, che richiedeva continuamente ingenti risorse, la chiesa dei frati minori fu innalzata in breve tempo, ma con un disegno architettonico diverso da quello che oggi vediamo. Essa seppe essere, fin da subito, un punto di riferimento per una scelta di fede fondata sull’eucarestia e per l’elevata qualità dell’espressione artistica. Basti ricordare che qui operarono, tra Cinquecento e Settecento, artisti di sicura fama, quali Zenon Veronese, Romanino, Farinati, Bertanza e Celesti.
L’autrice descrive, quindi, le opere presenti nella chiesa nonché le opere che all’inizio del ‘900 furono trasferite in Duomo per non farvi più ritorno, e fa cenno, infine, ad altre che qui giunsero da chiese dismesse del circondario. I drammatici terremoti, quello avvenuto nel 1901 e quello che si manifestò cent’anni dopo, nel 2004, provocarono interventi sostanziali sulla struttura e sull’architettura della chiesa, e si ridusse persino la sua lunghezza, mentre il convento era già stato chiuso dalle leggi napoleoniche, dopo la caduta della Serenissima.
Per una più precisa descrizione dei fatti riguardanti chiesa e convento e per una più approfondita conoscenza delle opere qui accolte si rimanda al volumetto “La chiesa di san Bernardino a Salò”, di Noemi Gualtieri, pubblicato nel 2014 dalla Parrocchia di Salò. (Nelle immagini: l’interno della chiesa, come si presenta oggi, con la nuova pavimentazione a losanghe marmoree, e il trittico – con S. Giuseppe e S. Francesco ai lati e, sopra, il Padreterno, di Zenon Veronese – e l’inserimento al centro di una tela di mano diversa; in basso, l’organo di Pacifico Inzoli da Crema, del 1879.)