Alla luce del grande successo di pubblico, la «Civica raccolta del disegno» di Salò ha deciso di prorogare fino al 30 settembre l’apertura della mostra «Francesco Goya, i disastri della guerra» ospitato al fondaco di palazzo Coen: l’orario di apertura è dalle 16 alle 21 dal martedì al venerdì, dal sabato e la domenica anche dalle 10 alle 12. La rassegna, curata da Marcello Riccioni, propone ottanta incisioni originali, provenienti da Madrid. Immagini e simboli, con figure senza nome, dove dominano prepotentemente il dolore, la crudeltà, la superstizione, la corruzione dei costumi. Documenti di guerra in cui è possibile leggere una ineguagliata rappresentazione narrativa, oltre a una tensione etico-religiosa e finemente politica. Ne esce un messaggio di civiltà che l’Amministrazione comunale è orgogliosa di presentare ai concittadini e ai tanti ospiti estivi. Un evento di forte spessore culturale che pone Salò al centro delle attenzioni turistiche dell’area gardesana. Figlio di un maestro decoratore, Francisco Goya y Lucientes, nato a Fuendetodos (Saragozza) nel 1746 e morto a Bordeaux nel 1828, iniziò gli studi dai Padri Scolopi, e li proseguì dai Gesuiti. La sua formazione, in patria, si è svolta in un ambiente dominato da pittori stranieri di indirizzi stilistici diversi. Il soggiorno in Italia lo mise in contatto con l’opera di altri artisti. Rientrato a Saragozza, decorò la certosa di Aula Dei. Chiamato a Madrid, eseguì cartoni per arazzi della manifattura reale di Santa Barbara. Nel 1779 fu ricevuto dal Re Carlo III, quindi nominato membro dell’Accademia di San Fernando. Nel 1786 ottenne la carica di «pittore del re». I suoi numerosi ritratti della nobiltà spagnola appaiono a prima vista come dipinti ufficiali, tradizionali. A ben guardare, essi sono invece studi finissimi delle psicologie dei personaggi raffigurati: possiamo indovinarne la crudeltà, la stoltezza, la sete di potere. Divenuto sordo nel 1792, Goya si chiuse sempre più in se stesso. Iniziò in quegli anni la serie di incisioni dei «Disastri», ispirate dalla guerra contro Napoleone: caricature crudeli, fantasie paurose, allucinazioni misteriose, spietata visione del mondo e dell’uomo. Pur ammirando le idee liberali che venivano dalla Francia, testimoniò il dolore del popolo spagnolo. La pittura di Goya, erede di una grande tradizione (El Greco, Velasquez), dimostra che la tradizione figurativa classica è esaurita: i pittori dipingevano visioni intime, personali, e non più soltanto la realtà esterna. Il suo stile divenne sempre più essenziale, in un drammatico muoversi di ombre e di luci. Le 80 incisioni all’acquaforte-acquatinta risalgono al periodo 1810-1823. Sono state stampate dalla Real Accademia di Belle Arti «San Fernando» di Madrid nel 1923, su carta con filigrana Joseph Guarro.
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