di Agli inizi del 1900, la superficie di canneti a Sirmione si aggirava attorno ai 300 mila metri quadrati. Un’enormità. Nel 2007 l’intera superficie del basso Garda, dunque tra la penisola scaligera fino a tutta la fascia a lago di Padenghe, si attesta invece sui 190 mila metri quadrati. Una diminuzione a dir poco drastica della veegtazione acquatica, importantissima per l’ecosistema.Ora con i livelli ancora bassi, è questo è un altro mistero perché nonostante le diffuse precipitazioni delle settimane scorse e la neve abbondante caduta oltre i 1200 metri dell’arco prealpino ed alpino il Garda è in asfissia, fanno affiorare dalla sabbia o dal pietrame delle rive i monconi di canneto che si sono conservati, indicando quindi quali estensioni ben maggiori esistessero rispetto a quelle attuali.NON SOLO, ma per effetto di questo ormai consolidato abbassamento del livello idrico, stanno sorgendo nuove entità arboree, un misto fra cespugli e canne che stanno congiungendosi, in alcuni casi, ai canneti tradizionali. Un esempio lo si può notare nella zona di Lugana e di Colombare, o alla Brema di Sirmione: l’acqua si rititra, lasciando spazio agli arbusti.Intanto, nei giorni scorsi sono cominciate proprio a Sirmione, per poi continuare nel resto del litorale fino a Desenzano e Padenghe, lo studio e la manutenzione dei canneti.Si tratta dell’iniziativa che vede ormai da cinque anni in prima fila il Centro di rilevamento ambientale di Sirmione e i comuni interessati nell’intervenire sull’ambiente naturalistico del territorio lacustre.Tra i canneti, gli operai comunali, appoggiati da mezzi e natanti, stanno smaltendo un’innumerevole quantità di rifiuti e materiale di risulta. Le aree già ripulite sono quelle di Punta Grò, Lugana e villa Trieste ed ora si passerà alla zona protetta di S. Francesco di Desenzano.LA SCELTA delle zone da sottoporre a manutenzione, le tecniche di potatura e il monitoraggio degli effetti dei mutamenti ambientali, spiega una nota informativa del Cra, sono affidati allo stesso centro sirmionese e alla stazione sperimentale «Eugenio Zilioli» del Cnr, con la supervisione dell’ufficio Vincoli ambientali della Provincia.Le operazioni di gestione non sono un semplice maquillage del litorale, ma un vero e proprio intervento di risanamento e rinvigorimento di queste aree lacustri.I COSTI DELL’OPERAZIONE annuale sono a carico dei comuni e della Provincia. Ma, si chiedono gli esperti del centro, «se non sia possibile accedere ai fondi nazionali ed europei: quanti contributi hanno ottenuto finora il collettore e il depuratore di Peschiera?».
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Ricerca del Centro di rilevazione e del Cnr sulla vegetazione acquatica del Benaco