Dopo il porto del capoluogo, capace di accogliere una trentina di posti barca, il municipio di San Felice ha preso in carico quello di Portese, ben più capiente (120). «Il passaggio di consegne è stato effettuato il 22 febbraio», hanno annunciato il sindaco Ambrogio Florioli e il vice Gianluigi Marsiletti, nell’ultimo Consiglio. I canoni 2002 verranno quindi introitati in loco. Restano però sul tavolo due nodi da risolvere: uno vecchio, l’altro nuovo. Il più recente riguarda la delimitazione delle acque. Si è infatti scoperto che Salò è proprietario dell’intero golfo, Portese compreso. Nessuno aveva mai dato un’occhiata alle carte possedute dal Demanio. Adesso, col passaggio dei compiti ai singoli comuni, ci si è accorti dell’inghippo. «Il golfo è largo 1.200 metri – assicura Florioli -, e i confini di Salò arrivano addirittura sulle nostre spiagge. In teoria loro potrebbero reclamare i canoni dei posti barca del porto di Portese e dei vari ormeggi. In pratica non succederà, ma la questione va risolta. L’assessore Bernardo Berardinelli si è detto disposto a concederci uno spazio d’acqua fino a cento metri oltre il molo. Noi ne vogliamo di più». Bortolo Avanzi, consigliere di minoranza, ha criticato l’atteggiamento della maggioranza. «Avreste dovuto risolvere la questione in sede di censimento generale, al momento di firmare la documentazione Istat sulla delimitazione del territorio – ha detto -. In tale circostanza, infatti, si tracciano i nuovi confini. Bisognava impuntarsi in quell’occasione. Di solito la linea è fissata a metà di un golfo». Ma a Salò che cosa rispondono? «Dalle mappe è emerso che noi arriviamo fin sulla spiaggia…altrui – dice Berardinelli -. Siamo disposti a ritirarci, lasciando a San Felice una bella striscia d’acqua. Il che consente loro di incassare gli introiti delle concessioni, senza nessuna complicazione. Non ci sembra invece possibile stabilire il confine proprio a metà del golfo, che è largo 850 metri (qui la misura diverge, rispetto a quanto dichiarato da Florioli, ndr). Per il fatto che le autorizzazioni riguardanti le manifestazioni, ora vengono rilasciate dai comuni. Se invece il percorso tocca diverse acque, occorre rivolgersi in Provincia, con inevitabili lungaggini». Salò vuole insomma gestire il maggior spazio possibile. La trattativa, quindi, prosegue. Al pari di quella che dura ormai da anni con la Regione, relativa al porticciolo del Club nautico, situato a pochi metri dal molo pubblico principale. Nel dicembre ’99 il Pirellone ha reclamato il pagamento di 1 miliardo e 100 milioni di lire, di cui 805 milioni per canoni arretrati e 314 di interessi e sovratasse. La vicenda affonda le radici negli anni ’80, quando il sindaco Guido Maruelli, adesso presidente del Consorzio Garda Uno, costruì un’operazione che consentiva di andare incontro alla crescente richiesta di strutture per la vela e le vacanze. D’accordo con la Gf, l’impresa edile del geometra Torosani, e col circolo presieduto allora da Angelo Franzoni, venne progettato un nuovo porticciolo. Lo realizzarono i privati che, in cambio, lo avrebbero gestito per trent’anni. Al termine, l’opera diventerà pubblica. 78 i posti barca creati: per una cinquantina, sono stati ceduti i diritti di ormeggio fino al 2020. A monte della strada, venne costruito un parcheggio. Da parte sua la Regione aveva fissato in 16 milioni all’anno l’importo dei canoni per l’utilizzo dell’area demaniale (terra, spiaggia, parte dello specchio d’acqua). Il Comune cominciò a pagarli dal ’91. Una cifra ridotta di circa il 90% rispetto alla tariffa normale: un privato, infatti, avrebbe dovuto sborsare 113 milioni. Tutto tranquillo, dunque? Dopo un po’ da Milano sono giunte le prime contestazioni. La tesi ipotizzata: il municipio ha inoltrato richiesta in prima persona, ottenendo la concessione dell’area per pochi soldi, ma poi l’ha «girata» alla Gf e al circolo; si tratta di un escamotage per risparmiare; giusto, invece, pagare la tariffa piena. Da qui l’invio del conto. Ambrogio Florioli ha cercato di parare il colpo ricorrendo al Tar, e contestando le affermazioni del Pirellone («loro dicono che si tratta di 4.800 metri quadrati, per noi invece sono molti di meno, inoltre la proprietà di alcuni mappali è nostra e non del Demanio», affermò una volta). La trattativa, che coinvolge anche il Circolo vela, ora guidato da Gianni Rosina, continua. L’altra sera il sindaco ha preferito non entrare nei dettagli, dichiarandosi però fiducioso.
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Per il Demanio lo splendido braccio di lago è tutto di proprietà di Salò, compreso Portese. S. Felice protesta, salodiani pronti a cedere 100 metri
Scoppia la «guerra» del golfo
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