La prestigiosa “Sala Birolli” – ex Macello torna a essere luogo espositivo e di incontri culturali grazie alla rassegna organizzata dalla 1ª Circoscrizione Centro Storico in collaborazione con il Comune di Verona “Giovani in Arte 2008”, che ha lo scopo di favorire l’esposizione di opere di artisti emergenti residenti a Verona che non abbiano ancora avuto l’opportunità di allestire mostre personali o di esporre la propria produzione artistica in importanti gallerie pubbliche o private. Il secondo appuntamento della rassegna, dal 26 gennaio al 5 febbraio, con inaugurazione sabato 26 alle ore 17.00, vedrà esposti i lavori della giovane artista veronese Alice Castellani e di Marcos Maestrello, nato in Brasile, a Porto Alegre, nel 1964 e trasferitosi in Italia con i genitori all’età di un anno.Sotto il titolo “Semiosfera…delle meraviglie”, Alice Castellani, classe 1979, ci offre con questa personale un tuffo a trecentosessanta gradi nel suo mondo, dagli inizi all’ultima produzione, tra pittura, scultura e tecniche miste non sempre ortodosse che affrontano soggetti molteplici, dal nudo alla città, dai paesaggi a piccole sculture di alberi da Alice nel paese delle meraviglie. Con “Immagini oniriche” Marcos Maestrello propone un altrettanto interessante excursus della sua produzione, caratterizzata da una dedizione totale al colore acceso, al colore pastello, pieno di luce, quasi accecante. Entrambi gli artisti spaziano tra soggetti molteplici dettati dalla loro immaginazione, passando da figure umane variegate a paesaggi onirici, dalla rappresentazione della città a nature morte e luoghi tra realtà e fantasia.Quello di semiosfera cui si riferisce il titolo dell’esposizione della Castellani è un concetto introdotto in semiotica da Jurij M. Lotman, e si riferisce all’universo semiotico inteso come un meccanismo unitario, dove le diverse sottostrutture sono in rapporto di azione reciproca. Così anche l’universo artistico di un artista può essere inteso come un tutto formato da parti in continuo dialogo tra loro, una sorta di rete che non ha un centro e che offre un numero illimitato di maglie interconnesse da individuare e percorrere liberamente. Trovare riuniti i lavori di periodi diversi, dai simpatici omini della serie “Homo signus” alle ragazze a china dei primi anni duemila, dai carboncini con soggetti molteplici alle chine, dagli acrilici e gli olii dedicate a figure umane proposte senza veli alle prime rappresentazioni di città, dai successivi paesaggi urbani tra realtà e sogno, sempre più materici e sperimentali, agli ultimi lavori ispirati dalla gravidanza, crea un universo dove le diverse opere si sommano e si arricchiscono l’un l’altra, consentendo all’osservatore una lettura trasversale del continuum da esse costituito.Le opere di Marcos Maestrello -grande amante di Jackson Pollock per la sua libertà espressiva, di Georges Seurat e della sua tecnica divisionista capace di accentuare la luminosità cromatica del dipinto, di Vincent Van Gogh per l’uso dei colori come veicolo di un’espressione personale e infine di Jean-Françoise Millet per il suo grande senso del chiaroscuro- si caratterizzano per i colori vivaci, per l’abbandono della prospettiva e della proporzione, soprattutto nella resa dell’anatomia umana, e per la scelta di soggetti dettati da una ricerca spirituale e profonda alquanto personale. Ciò non significa che i suoi lavori pervengano all’astrazione pura, piuttosto rappresentano una realtà filtrata da una visione particolare del mondo, a tratti deformata, ciò che accade anche nel caso delle opere di Alice Castellani per cui la visione soggettiva ha il sopravvento sulla rappresentazione realistica dei soggetti, siano essi corpi umani o paesaggi urbani. Infatti nel caso dei nudi di Alice la seduzione visiva della completa nudità vuole stimolare a vedere oltre il corpo, a vedere l’energia e l’emotività che lo attraversa come un fremito, quando si mostra ciò che si è attraverso la carne che trattiene il sentimento, lo scatena e lo subisce. La prevalenza del punto di vista soggettivo nella rappresentazione urbana comporta il superamento della visione naturalistica: l’immagine è piuttosto la sintesi della percezione interiorizzata dall’artista, che utilizza differenti linguaggi per tradurre impressioni ed emozioni suscitate dall’ambiente urbano, con la qualità soggettiva ed emotiva affidata all’uso del colore e a interventi vari.Sia Marcos che Alice tendono a cogliere la realtà nella trasfigurazione dell’apparenza fenomenica, legata agli effetti emotivi e percettivi della visione personale ed emozionale dei soggetti trattati, con la rappresentazione che mira a riprodurre le vibrazioni profonde scatenate negli autori. L’uso del colore acceso, come quello del bianco e nero, non rappresenta dunque un simbolo che rimanda ad altre realtà, è piuttosto sintomo del filtro individuale ed emozionale con cui la realtà viene colta e restituita carica di soggettività, secondo un approccio all’arte e alla rappresentazione personalissimo, che non manca mai di una forte carica esistenziale.Scrive Marta Frediani: “Quello che colpisce nella pittura di Alice Castellani è la costante rivisitazione dei concetti di esterno e interno. Già presente nella serie dei “Corpi”, il rapporto dialettico tra queste due istanze si esprime in una ricerca delle ragioni e delle manifestazioni dell’interiorità attraverso la rappresentazione dell’esteriorità, presente anche nelle opere caratterizzate da un nuovo sguardo sugli ambienti urbani e le città. In questo senso la pittura di Alice Castellani si avvicina all’espressionismo, per l’uso di colori acidi e stridenti, di segni agitati attraverso cui si spiegano le sollecitazioni dell’interiorità. La rappresentazione recupera il reale e contemporaneamente lo rivisita attraverso una linea del tutto irreale: questa “ir-realizzazione” è evidente anche a partire dall’esecuzione tecnica che riesce a rendere il rapporto con i luoghi cittadini in tutto il suo straniamento, aggiungendo anche una nota di nostalgico e impossibile ritorno al passato, e forse alla realtà stessa. In altre opere, questo senso di ir-realtà è sottolineata da un particolare uso di colori che acquistano un valore autonomo, non naturalistico, sempre filtrato dalla sensibilità dell’artista: non più rappresentativi di alcunché, i colori si estendono al di là della loro significazione, diventano pretesti per dire altro, sottolineano forme, agitano sensazioni. Come in Primo lui blu, dove il busto di un uomo supino potrebbe sembrare un acido paesaggio collinare, illusione ottica favorita dall’assenza del volto dell’uomo, e dalla rappresentazione spessa e marcata delle linee del corpo.”Scrive invece Valentina Cane a proposito dell’opera di Marcos Maestrello: “Il colore dei quadri di Maestrello non è mai altro da sé, è solo il mezzo attraverso il quale la realtà così ricca di cattiveria diviene più accettabile, e, per un momento, migliore. Il verde è speranza per qualcuno, per altri è il colore della bandiera…è soggettivo insomma. Quello di Marcos, per usare le parole dell’artista la cui pittura ha subito un notevole cambiamento in seguito ad una delicata esperienza personale che lo ha portato a soffrire di una forma di depressione, è “un approccio di dolore alla vita”. Per Marcos “la tela è il luogo dove l’artista reagisce trasformando alchemicamente il mondo. attreverso segni e colore guarisce se stesso e, a lavoro ultimato, dimentica le tristezze dell’esistere”. E Salvador Dalì è l’autore di un motto che Marcos ha fatto suo e che ama citare in occasione del commento alle proprie opere, come degna conclusione: “ non è necessario che il pubblico sappia se sto scherzando o meno, l’importante è che lo sappia io”.Sala Birolli (ex Macello), Via Filippini 17 – inaugurazione sabato 26 gennaio ore 17; chiusura ore 21.Apertura: tutti i giorni, da domenica 27 gennaio a martedì 5 febbraio, dalle ore 15 alle 19. Ingresso libero.
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Esposti in una doppia personale presso la sala Birolli (ex Macello) i lavori di Alice Castellani, sotto il titolo di “Semiosfera…delle meraviglie”, e Marcos Maestrello, dal titolo “Immagini oniriche”, dal 26 gennaio al 5 febbraio.