venerdì, Novembre 8, 2024
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La Curia non riconosce l'affitto dell'oratorio di Campi

Sfratto ai presepi di Gino Simoni

Lo sfratto, sia pur condito col rametto d’ulivo di un invito a cena, piove a Campi sui presepi – quelli già allestiti e quello strepitoso annunciato per il 2004 – di Gino Simoni. La storia prende avvio nell’estate scorsa, nel clima teso del braccio di ferro fra l’autorità ecclesiastica e don Renzo Fait, parroco rimosso da Pranzo e Campi che però non vuol saperne di ritirarsi in pensione. Le pecorelle si schierano su fronti opposti. Fra gli amici più convinti, don Renzo può annoverare Gino Simoni.Ed allora, prima di far posto al nuovo pastore, don Renzo affitta un piano dell’oratorio al costruttore di presepi. L’operazione non piace in Curia, per svariati motivi. Scrive don Ambrogio Malacarne, già parroco di sant’Alessandro, che l’oratorio è «inopportunamente occupato con un contratto non legalizzato dalla Curia e per di più non depositato all’Ufficio del Registro. Qualcosa insomma di anomalo. L’inquilino dopo essersi in qualche modo infiltrato, ha cambiato le serrature delle porte, ha abbattuto parte d’una parete senza alcuna autorizzazione e si è impossessato a piacere di spazio oltre ogni prospettiva di un accordo pasticciato». Al nuovo parroco, il verbita don Pietro Sessolo, quel piano dell’oratorio è proprio necessario. Sia il quartiere d’abitazione per evitare pendolarismi pesanti con Varone, sia la cappella feriale per celebrarvi le Messe data l’indisponibilità (per lavori in corso) della parrocchiale. Come non bastasse «all’inizio del mese di gennaio il freddo ha guastato le canne dell’acqua che ha allagato i tre piani dell’edificio provocando nuovi danni»: ci sarebbero anche 5 milioni offerti da un generoso parrocchiano per sistemare le cose, ma non si possono spendere. «Come confratello nel sacerdozio e come cittadino oriundo del paese – scrive don Ambrogio Malacarne – sento il dovere di chiedere pubblicamente e sinceramente perdono al nuovo parroco don Pietro per non essermi attivato prima a dare una mano per sbloccare questa situazione». Ed ecco la proposta maturata dopo che gli inviti della Curia a lasciar libero lo stabile non hanno sortito esito alcuno. «Al signor Simoni, senza alcuna animosità o rammarico, per il bene suo e della parrocchia, propongo la scelta intelligente di lasciare subito lo stabile, e libero da ogni forma di rancore o di lettura ambigua di quanto richiedo, lo invito a cena con il parroco ed il suo collaboratore fra Luigi».

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