Nel primo Novecento in paese c’erano cinque osterie: All’Antica Torre, Stella Polare, Osteria Vapore, Marinaio e Tre Corone. Ne diede conto il giornalista tedesco Hans Barth, autore di «Osterie. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri», con prefazione di Gabriele D’Annunzio. E fu proprio in un’osteria di Garda che Riccardo Bacchelli incontrò il poeta veronese Berto Barbarani. Oggi del patrimonio delle antiche osterie gardesane resta poco. Il Marinaio è un ristorante. Del Tre Corone resiste solo l’insegna in ferro battuto appesa su Corso Vittorio Emanuele. Delle altre tre s’è persa anche l’intitolazione. Ma per fortuna qualcosa si muove. Merito di due appassionati cultori della convivialità, Mauro Fiorentini e Patrizia Garneri. Hanno preso in gestione la vecchia osteria a ridosso della porta occidentale del centro storico, rinominandola Can e gato e trasformandola in un Wine bar dove si fa cultura del vino, jazz, cabaret e qualche dibattito letterario. Spulciando nel programma si scova spesso qualche sorpresa. Martedì 16 gennaio, per esempio, verranno presentati i vini sudafricani. Il 6 febbraio c’è quella che Mauro e Patrizia hanno chiamato, a ragione, una «grande anteprima»: sono di scena addirittura gli sconosciuti vini cinesi. Ogni mercoledì sera si fa jazz col quartetto di Sabrina Bighignoli e il giovedì c’è invece il cabaret dei Lupi della… stecca, formazione composta da Ottavio Giacopuzzi, Fabrizio De Togni ed Enrico Terragnoli. E il trio per Mauro e Patrizia ha scritto anche una canzone. «Non è che conta tanto la distansa, al Can e gato trovi fratellansa» dice il motivo italian-veronese. Lo presenteranno questa sera. Probabilmente Giacopuzzi, De Togni e Terragnoli non lo sanno, ma il loro inno non è il primo che a Garda venga dedicato a un’osteria. Negli anni Cinquanta ci avevano pensato Luciano Beretta, paroliere di Celentano e di altri big della musica leggera, e Jan Langosz, conduttore dell’orchestra al festival di Sanremo. A Garda la loro «Lago di Garda gioiello d’Italy» è considerata una specie d’inno del paese, ma in realtà celebra i fasti della mitica Taverna musicale della piazza del porto. Lì passavano tutti i vip in vacanza sulla riviera: Vivien Leigh e Laurence Olivier, per esempio, oppure Michelangelo Antonioni e Monica Vitti, il cardiochirurgo Christian Barnard, il primo a eseguire un trapianto di cuore, il grande Alexander Fleming, scopritore della penicillina, o ancora Domenico Modugno. Il testo afferma che «pur l’olandesina che ritorna al suo mulin, già pensa di tornare qui in taverna a far cin-cin!». E il duo Beretta-Langosz ha composto anche un’altra canzone, altrettanto popolare fra i gardesani, che parla della taverna. È il «Valzer del Garda». Dice: «Se volete bandire la noia, brindate alla taverna». A proposito, la Taverna era nota anche come il Buseto, perché era davvero una sorta di buco. Così com’è piccolo oggi il Can e gato: quindici posti solo, più un pianoforte. Vuoi vedere che a Garda torna a vivere il clima delle osterie di una volta?