Con i pantaloni, le scarpe e la maglietta ancora sporchi di fango, Franceschino “Chicco” Risatti, vicesindaco di Limone e presidente dell’associazione “Riviera dei Limoni” che riunisce gli albergatori dei vari centri fino a Salò, cammina avanti e indietro con il cellulare all’orecchio. È al lavoro da ore, da quando è scattato l’allarme. «Non ci voleva proprio – spiega – perché è inutile dire che il ripetersi di queste situazioni rappresenta un pessimo biglietto da visita per la nostra località. Vedo che i turisti sono comprensibilmente scossi, scattano fotografie, parlano tra loro: no, questa è davvero una brutta pubblicità. E vero, però, che mezz’ora dopo la frana – continua – già ben quattro ditte erano al lavoro, nelle zone interessate da allagamenti e fango. Tutto ha funzionato alla perfezione, insomma: la Gardesana, ricoperta di detriti, è rimasta chiusa meno di un’ora e in paese tutto è stato subito ripulito. Solo in un momento abbiamo avuto paura: temevamo che in un furgone sepolto dormisse della gente, ma fortunatamente i nostri timori si sono rivelati infondati. Per quanto riguarda la montagna – conclude – è evidente che occorrerà lavorare ancora per creare degli “sfoghi” verso il lago e rimediare agli errori commessi in passato, quando i canaloni come questo furono chiusi. Quanto accaduto dimostra che la natura, in un modo o nell’altro si riprende sempre ciò che gli è stato tolto». All’interno del «Panorama» l’atmosfera è pesante. Parla solo Fabiano Fava, che coordina e accoglie i clienti nell’albergo, e il suo suona davvero come un autentico sfogo. «Com’è possibile – sbotta – che nel 2001 accadano ancora fatti simili? Hanno lavorato sul canalone per metterlo in sicurezza fino a pochi mesi fa, spendendo centinaia di milioni, e questo sarebbe il risultato? Strade chiuse a sud e a nord, anche se lì sono stati davvero encomiabili nel realizzare il nuovo tunnel, incendi, frane e disagi di ogni tipo per gli ospiti: di questo passo Limone rischia davvero di morire turisticamente».
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