domenica, Dicembre 22, 2024
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I resti del V secolo sono venuti alla luce vicino al cimitero di Castelletto: servono subito finanziamenti. Secondo la Soprintendenza è la più importante mai ritrovata in Veneto

Sorpresa: è una villa romana

Una antica villa romana, tra i più importanti ritrovamenti archeologici romani del Veneto, sotto il cimitero di Castelletto di Brenzone. È questa conclusione a cui è giunta la sezione scaligera della Sovrintendenza per i beni architettonici del Veneto, dopo avere effettuato, pochissimi giorni fa, un sopralluogo al cimitero della frazione più a sud di Brenzone. «Pochi mesi fa», ha raccontato ancora attonito per l’importanza della scoperta l’assessore ai lavori pubblici Brenzone, Davide Benedetti, «avevamo iniziato i lavori di ampliamento del cimitero della frazione per costruire ulteriori cento loculi. Un’ operazione di poco più di 110 mila euro per fare fronte alle necessità del cimitero che avrebbe dovuto concludersi in pochi mesi. E invece, all’improvviso, gli operai si sono fermati perché hanno ritrovato dei resti di un muro, apparentemente ben conservato, che ha creato dubbi sulla possibile epoca di costruzione». E così il giovane assessore, dopo avere effettuato un primo sopralluogo assieme al sindaco, Giacomo Simonelli, ha deciso di interpellare la Sovrintendenza di Verona per un parere. Il dubbio e il sospetto che quel muro potesse essere antico si sono trasformati in piena certezza. Non solo. La Sovrintendenza, a quel punto, ha bloccato i lavori di ampliamento del cimitero ed ha fatto proseguire le operazioni ad una ditta specializzata, la Società archeologica padana che, con l’aiuto degli escavatori, ha riportato alla luce altri resti e un intero perimetro di una villa, con tanto di stanze separate e muri di sostegno. Lo stupore, anche dei dirigenti della Sovrintendenza e dell’archeologo che coordina gli scavi, il dottor Alberto Manicardi, è stata almeno pari a quella del sindaco e dell’assessore di Brenzone, nonostante siano avvezzi a ritrovamenti importanti. «Con ogni probabilità», ha illustrato la dottoressa Brunella Bruno, direttrice archeologa della Sovrintendenza con competenza sul territorio provinciale veronese, «si tratta di una villa che, dall’attuale cimitero, arrivava fino al litorale lacustre. I muri sono conservati in una maniera incredibile e, pur non essendoci purtroppo tracce di monili o arredamenti, potrebbe essere stato un edificio lacustre con intento paesaggistico, ovvero una villa costruita in riva al lago con tanto di terrazze per godersi il panorama». E così, la Sovrintendenza ha messo a disposizione circa diecimila euro per proseguire gli scavi, utilizzando in pratica la metà dei fondi statali messi a disposizione dell’ente per l’intera provincia di Verona. Una vera assurdità, se si pensa alla «Straordinaria importanza archeologica, alle dimensioni e alla bellezza di quanto finora ritrovato», ha proseguito la dirigente. Anche l’amministrazione di Brenzone ha subito «predisposto un piano di recupero delle mura per un valore di 43 mila euro, ricevendo un contributo di 28 mila euro dalla Regione», ha ricordato il sindaco. Quattro finora le stanze portate alla luce, complete di muri divisori, mentre una quinta pare essere sepolta accanto alle precedenti. «Alcuni marmi usati nelle stanze per gli stipiti delle porte», ha proseguito Simonelli, «sembrano gli stessi usati per due colonne che si trovano nella chiesa di San Zen de l’Oselet, che si trova a meno di dieci metri dal ritrovamento, sempre nel cimitero. Qui del resto negli anni venti c’era stato il ritrovamento di un importante mosaico e di cocci, attrezzi antichi di vario genere». «È molto difficile», ha proseguito la dottoressa Bruno, «stabilire con certezza l’epoca di costruzione della villa, dato che quelli che vediamo sono i resti della così detta ultima fase dell’edificio, cioè la parte che si è conservata ma non necessariamente quella che è stata costruita per prima. Comunque i reperti risalgono almeno al quinto secolo dopo Cristo, quindi di età romana. Sono certamente i più importanti di quest’epoca ritrovati sul Garda veronese e nell’intero Veneto». Una stretta somiglianza le mura, in alcuni punti alte anche due o tre metri, la hanno con analoghi ritrovati sulla sponda bresciana del lago e, in particolare, con il sito archeologico di Sirmione. Ora, sospeso l’ampliamento del cimitero, per il Comune e la Sovrintendenza arrivano i problemi relativi alla conservazione, al restauro e all’utilizzo di quanto ritrovato. «È innegabile», hanno assicurato sindaco e assessore, «che questo sito ci creerà problemi ma ne siamo orgogliosi e contenti. È nostra intenzione valorizzare questi resti al massimo e cercare di costituire un’area archeologica visitabile qui a Castelletto». Va oltre la dottoressa Bruno: «Per proseguire nelle operazioni di recupero, messa in sicurezza, restauro e copertura di questo straordinario sito, che altrimenti rischia il danno irreversibile per le intemperie, non possono bastare i contributi che abbiamo a disposizione ora, né quelli del Comune. Lancio quindi un appello sia agli enti pubblici che ai privati perché, se hanno a cuore questo patrimonio, ci aiutino a conservarlo e a metterlo a disposizione di tutta la comunità. Un ritrovamento romano di questa importanza e bellezza non possiamo davvero permetterci di perderlo».

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