lunedì, Febbraio 24, 2025
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Appello dell’associazione combattenti e reduci che accusa le amministrazioni locali. Ha urgente bisogno di ristrutturazione ma non ci sono i soldi

Sos per il sacrario del Baldo

Il sacrario del Baldo ha urgentemente bisogno di una ristrutturazione generale ma mancano fondi e troppi sono i Comuni che da anni non danno il contributo indispensabile a garantire la buona manutenzione di questo luogo di memoria per tutti, specialmente caro a combattenti e reduci veronesi. L’appello-denuncia arriva dalla federazione provinciale di Verona dell’Associazione nazionale combattenti e reduci e in particolare dal presidente, Carletto Perazzoli, 83 anni di Cerea, che ha fatto il punto della situazione incontrando il vicepresidente Carlo Girelli, 83 anni, di Bussolengo, e uno dei collaboratori, Santo Rettondini, 85 anni, pure di Cerea. Anche se la guerra l’ hanno fatta 60 anni fa, non hanno certo perso lo spirito battagliero e l’energia. «Dal 2003 in poi, in particolare dopo i tagli agli enti locali, abbiamo ricevuto scarsissimi contributi, che sono però necessari all’associazione per sussistere e indispensabili per gestire il sacrario. Questo luogo, che è a Ferrara vicino alla strada Graziani, ci fu donato dal Comune di Caprino e fu voluto 25 anni fa proprio dalla nostra federazione: è incantevole e sacro, ma rischia di andare in degrado. Ci serve il denaro per mantenerlo pulito e ordinato, per tagliare l’erba, per fare in modo che le 98 lapidi restino stabili, visto che a fine inverno abbiamo sempre brutte sorprese. Quest’anno, tra l’altro, date le abbondanti nevicate, temiamo il peggio e vorremmo costruire uno zoccolo di cemento per evitare che scivolino sul terreno su cui sono poste». «Tra i nostri programmi», proseguono, «c’è anche quello di coprire l’altare in marmo, è il fulcro della tradizionale cerimonia che si tiene ogni terza domenica di giugno e va riparato. L’anno scorso abbiamo spedito una lettera di sensibilizzazione a Roma, alla Regione e alla Provincia, al Prefetto, ai vari Comuni veronesi, ma ben poco si sta muovendo e intanto chi è responsabile della manutenzione ci ha fatto sapere che il terreno ha sempre più bisogno di cure, visto che è smosso in più punti. Ora, in attesa che la neve si sciolga, siamo con il fiato sospeso perché temiamo davvero di vedere molte lapidi compromesse». La questione dunque è urgente, come urge ai soci dell’associazione combattenti lanciare un messaggio di generale sensibilizzazione: «Noi siamo anziani e quindi detentori di memorie di guerra vissute, che le generazioni di oggi non hanno conosciuto, ma che non devono ignorare. Ricordare che esiste questo sacrario, spiegarne il senso, è fondamentale per non seppellire nel passato il valore delle migliaia di caduti per la patria durante la prima e la seconda guerra mondiale, i tantissimi deportati civili e militari, coloro i quali durante la seconda guerra morirono sotto i bombardamenti. Puntiamo a toccare la sensibilità di tutti, ma ci risulta difficile se non abbiamo il supporto delle amministrazioni». Il direttivo dell’associazione non si ferma qui: «Il sacrario è il nostro simbolo e noi abbiamo bisogno di sistemarlo, intanto stiamo lavorando con i ragazzi, recandoci in molte scuole a rievocare i fatti di guerra e le nostre esperienze. Loro ci ascoltano in silenzio e questo è un segno importante». Come è positivo che molti tra i soci dell’associazione non sono né reduci, né combattenti, ma simpatizzanti. Per esempio il figlio di Perazzoli, Vladimiro, 54 anni, responsabile appunto di questa sezione, che aggiunge: «Dimenticare ciò che hanno vissuto i nostri genitori, i nonni dei nostri figli, sarebbe distruggere una parte del nostro passato e di noi stessi. Per questo collaboriamo in molti». Del resto basta andare al sacrario la terza domenica di giugno per accorgersi del peso della ricorrenza: «Organizziamo la giornata da 25 anni e anche quest’anno sono arrivate oltre quattromila persone», dice Carletto Perazzoli, «è una folla impressionante di autorità civili e religiose, rappresentanze combattentistiche provinciali, regionali e nazionali, familiari, mutilati e invalidi di guerra, vedove e orfani, militari e associazioni d’Arma, del volontariato civile, la Croce rossa italiana, la popolazione di tutta la provincia. Tutti rendono omaggio e assistono alla messa in suffragio. Un tangibile contributo da parte delle amministrazioni sarebbe il segno che i valori civili, umani e democratici sono ancora vivi nell’intimo del cuore dell’uomo».

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