Tra Sirmione e Lazise sono completamente scomparse le alghe: in queste settimane sott’acqua c’è il deserto, è sparita ogni forma di vita vegetale in un’area pari a quasi mezzo lago. Potrebbe essere solo un fenomeno stagionale (ma comunque di proporzioni mai viste), oppure un disastro ecologico provocato dall’uomo, e dalle conseguenze drammatiche per la vita nel Garda: dalla presenza di alghe dipende la sopravvivenza di gran parte dell’ecosistema, dallo zooplancton ai pesci che, come lucci, tinche e persici, depongono le uova proprio sulle alghe. Forse è presto per gridare all’emergenza, ma c’è poco da star tranquilli: il 3 marzo la questione sarà posta all’ordine del giorno della Consulta provinciale per la pesca a Brescia. Si cercherà di capire le cause di una situazione che appare fortemente compromessa. A segnalare la grave circostanza è stata la Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, ente di protezione ambientale riconosciuto dal Ministero) attraverso il suo responsabile regionale Roberto Palazzo, il più esperto e stimato tra i subacquei gardesani. «Mi immergo nel lago in tutte le stagioni da 40 anni e non ho mai visto una cosa del genere – dice Palazzo, che sta preparando un dossier da presentare alla Consulta, di cui è membro -. È sparita ogni forma di vita vegetale, a parte pochissime macchie, lungo tutto il tratto costiero che va dalla Lugana di Sirmione fino a Lazise. Ricordo annate in cui le alghe erano più o meno rigogliose, in cui fiorivano in anticipo o in ritardo. Ma questa volta sono proprio scomparse. Il primo effetto sull’ecosistema si avrà tra 15 giorni, quando inizierà la deposizione delle uova dei lucci: temo che se ne schiuderanno ben poche. Senza alghe marciranno nel fango». Le ipotesi sulle cause si restringono a due ambiti: cause naturali (quest’anno l’acqua è bassa, con «tagli» freddi a pochi metri di profondità) oppure interventi umani, dolosi o accidentali. «Ho pensato a varie ipotesi – dice Roberto Palazzo – ma non ho una risposta sicura. Mi colpisce il fatto che sulla sponda bresciana le alghe ci sono, a est di Sirmione invece no: dunque, se il fenomeno fosse dovuto a interventi umani, le origini andrebbero probabilmente cercate su quel versante». Diserbanti finiti accidentalmente nel lago da qualche scarico agricolo? Interventi deliberati? Lo scorso anno a giugno, lo ricordiamo, una sostenuta fioritura di alghe provocò lamentele da parte degli operatori turistici: il vegetale finiva sulle spiagge, puzzava e attirava moscerini. Anche il Comune di Sirmione intervenne, versando enzimi nel lago per ridurre il fenomeno-alghe. E allora il sospetto che qualche privato abbia deciso di risolvere il «problema» alla radice non è del tutto peregrino. «Ricordo bene quella circostanza, che mi è tornata in mente quando ho constatato la scomparsa delle alghe – dice Palazzo -. Ovviamente io non accuso Sirmione, nè potrei dimostrare eventuali accuse a chicchessia. È anche difficile pensare che qualche privato possa avere compiuto un inquinamento doloso di così vaste proporzioni, senza che nessuno se ne sia accorto prima. Ma vista la gravità della situazione, mi permetterei di invitare tutti quanti ad astenersi da altri interventi anti-alghe per il futuro: prima bisogna capire che cosa sia successo quest’anno, quali siano le cause del grave fenomeno che abbiamo rilevato». A Sirmione, anche i responsabili del Centro di rilevamento ambientale (Cra), che aveva coordinato la campagna anti-alghe dell’estate scorsa, ammettono che non sarà facile capire le cause: «È da escludere – dicono risolutamente – che a provocare scompensi gravi alla flora acquatica siano stati i 30 chilogrammi di enzimi versati nel lago la scorsa estate: si trattava di sostanze naturali, che attaccano la materia organica morta e non le piante macrofite vive. Di certo, è un fenomeno da segnalare alle autorità sanitarie, per studiarlo attentamente».
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Segnalata la scomparsa di ogni forma vegetale da Sirmione a Lazise. A rischio le uova di lucci, tinche e persici. La Fipsas: «Emergenza senza precedenti». Tra le ipotesi l’uso di diserbanti