mercoledì, Febbraio 5, 2025
HomeEnogastronomiaStasera sul lungolago
La Sardellata inizia con assaggi e musica. Domani la maxi cena. I piatti dei pescatori sono un’attrazione

Stasera sul lungolago

La luna piena porta la Sardellata sul lungolago. Secondo una tradizione «pescaóra», ripristinata una ventina d’anni orsono, in concomitanza col plenilunio di luglio a Garda si fa la festa dedicata alle sardéne, pesce povero, che ha però sfamato generazioni di famiglie di pescatori. Rinunciato all’organizzazione, complessa e dispendiosa, della gita in battello al Pal del Vò, il promontorio sommerso fra San Vigilio e Sirmione, il comune da un paio d’anni la Sardellata la propone sul lungolago. Si comincia stasera, domenica 4 luglio: alle ore 18 aprono i chioschi presso i quali vengono preparati piatti a base di pesce di lago. Si va avanti fino a mezzanotte, con la musica dal vivo. Domani, lunedì 5, doppio appuntamento gastronomico: gli stand del lungolago servono sardelle fritte, mentre nella piazza del municipio l’associazione ristoratori allestisce una cena per cinquecentocinquanta persone. C’è ancora musica dal vivo. Nel cortile del municipio si fa una proiezione di audiovisivi fotografici. Per gli irriducibili della tradizione, che usciranno comunque al Pal del Vò con la loro imbarcazione, alle ore 20.30 ci sarà la distribuzione di sardelle fritte. E alle 23.30 si chiude, come di consueto, col grande spettacolo di fuochi d’artificio, come a ferragosto e a capodanno. Il tutto con la partecipazione, al fianco del comune, di varie realtà gardesane: la pro loco, l’associazione ristoratori, il gruppo fotografico Lo Scatto, la Cooperativa fra pescatori, l’associazione bisse La Rocca, la sezione di Garda della Lega Navale Italiana, l’associazione sportiva El Matross. La sardellata ricorda i tempi in cui il plenilunio di luglio era l’appuntamento più atteso dalla comunità gardesana: il momento delle grandi battute di pesca alla sardéna, il «pesce provvidenza», come lo chiamava l’ittiologo Floreste Malfer, figlio di pescatori. Si pescavano col remàt, la rete matta, enorme, lunghissima, capace di catture gigantesche. Era coinvolto tutto il paese: era questione di vita o di morte per la gente del posto. Una parte del pescato la si mangiava al largo, in barca. Centro della pesca era il Vò, il monte sommerso, sulla cui sommità era infisso un palo che affiorava dalle acque. Alla sommità del palo c’erano una lanterna e una banderuola. Un motoscafo l’ha abbattuto una trentina d’anni fa. Ora il palo è in materiale sintetico, a righe, come dettano le norme della navigazione. Presso il Pal del Vò negli anni Venti la mangiata di sardéne di luglio divenne una festa organizzata: tra i frequentatori c’erano il poeta Berto Barbarani e il pittore Angelo Dall’Oca Bianca. Si andava al largo coi barconi da trasporto a due alberi. Poi l’abbandono, sino al ritorno d’una ventina d’anni orsono, quando si ripresa a recarsi al Vò in battello. Ora si sta invece sul lungolago. Ma c’è il pesce, garantito dalla Cooperativa fra pescatori. E sono fortunatamente tornati anche i piatti della tradizione con la cena dell’associazione ristoratori: sardéne in saór, risotto con la tinca, luccio «a salsa», sanvigilìni, il tutto innaffiato di Bardolino e Bianco di Custoza, vini rivieraschi.

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

In Evidenza

Dello stesso argomento

Ultime notizie

Ultimi Video